240 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI fece appello a tutte le potenze straniere. Così avessero operalo anche gli uomini che si sono arrogali l’autorità di presiedere ai desiini del nostro paese, mentre esso con uno sforzo sovrumano s’era levalo per conquistare per sempre la libertà e l’indipendenza. Ma costoro, invece di implorar il soccorso degli amici, l’hanno insolentemente respinto, onde potere a miglior agio seguire quella slolla e malefica politica per la quale sono riescili, in soli quattro mesi, a trascinare la nazione dalle gloriose barricate del marzo a tanta ruina. Quel detto procace che Vitalia farii da sè, ipocritamente pronuncialo da un principe, e superbamente ripetuto da giornalisti e poeti senza cervello, non c’entra per poco nelle alluali nostre miserie. Ci dimandavano coloro che erano pronti a soccorrerci, come mai polevan dare il loro sangue a chi in modo così insolente lo disdegnava. Da quando in qua si vide mai un popolo, in una guerra di vita o di morte, per quanto polente e superbo egli fosse, romano, turco, inglese o francese, rifiutare per principio e in generale tutte le alleanze? Noi abbiam dalo il primo esempio cbe sia in tulle le istorie. L’avversione per ogni qualsiasi ingerenza straniera , noi dobbiamo tenerla per le guerre civili, le quali, certamente, sarà meglio farle in famiglia; ma quando sono forestieri i nemici, perchè non cercar fra loro anche gli amici? Tristi noi che abbiam lascialo sfuggire la buona occasione ; adesso, coloro che sarebbero i nostri più naturali e più convenienti alleati, preoccupati delle cose proprie, non hanno tempo di badare gran che ai fatti nostri : intanto pensa Radelzky ad accomodarceli. Ma, d’altra parte, qualche cosa possiamo lusingarci d’aver guadagnalo; onde la