442 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI obici e simili, raccolti in città, onde i contadini non potessero più farne uso. Si consegnassero, in castello, sedici ostaggi nominativamente designali; fra i quali i due proveditori e il vescovo. Non dovesse uscire più nessuno dalla città, nè per le porte, nè per il fiume; e tulli deponessero le armi, di qualsiasi natura, prima di sera. Accettando condizioni siffatte, era come un arrendersi a discrezione, poiché nulla veniva sancito intorno agli averi ed alla vita degli abitanti. Eppure i proveditori si trovarono nella necessità di piegare il capo, e solo di mettere in calce al trattato le seguenti parole : — Accettato. I Veneziani s’affidano alla generosità francese: la vita e le proprietà degli abitanti, delle truppe e dei loro capi sono poste sollo la salvaguardia della lealtà della nazione francese, de’suoi capi e delle sue truppe.— Ma, nella notte, i proveditori pensarono bene di svignarsela, lasciando in Verona, per quel che eglino stessi ne scrissero, circa due mila uomini di milizia regolare, da sette ad olio mila contadini, e una popolazione numerosa e concitatissima. Bisognò, quindi, fare da capo un’altra capitolazione, su nuove basi. Le truppe regolari partirono per Vicenza, cogli onori militari; i contadini tutti disarmati e spedili alle rispettive case ; ed i Veronesi si.sottomisero ad una contribuzione di quaranta mila ducati, per aver salva la vita e rispettata la roba. Dopo di che, nella costernala Verona entrarono le truppe francesi, gloriose e trionfanti. E non si diedero, poi, neminanco la pena di stare scrupolosamente ai patti; poiché non vollero risparmiarsi l’incomodo di sac*