CAPITOLO XVII. 559 a Lodovico Sforza ; al qual lempo, se ci fossimo governali con più moderazione, nè temulo troppo i sospetti vani, non sarebbero le cose d’Italia nelle presenti agitazioni , e noi, conservatici con fama di più modestia e gravità, non saremmo, ora, necessitali a entrare in guerra con questo o con quel principe più potente di noi. Nella quale necessità, poiché siamo, credo sia più prudente non partire dalla confederazione del re di Francia, che, mossi da timore vano, o da speranza di guadagni incerti e dannosi, abbracciare una guerra, la quale, soli, non saremmo potenti a sostenere 5 e i compagni che noi avremmo, ci sarebbero, alla fine, di maggior peso che profitto (1) ». Queste parole del Gritti prevalsero sull'animo di tutti: per cui si fe’ rispondere a Massimiliano clic impegni anteriori non permettevano di lasciar penetrare un’armata straniera nell’ Italia, allora perfettamente tranquilla. Però, s’egli prometteva di venire nell’unico intento di ottenere in Roma la corona dell’impero, con solo il seguilo che si conveniva ad un tanto principe, passasse pure liberamente per lutti gli stali della república che, dappertutto sarebbe stato accolto coi debiti onori. Nè per questo credesse che il Governo Veneto menomamente mancasse ai dovutigli riguardi, adempiendo con fedeltà agli anteriori suoi impegni verso la Francia, e prestando a quel re i soccorsi promessi, nel caso di un’invasione nel Milanese. Per quanto ragionevole fosse questo linguaggio, Massimiliano montò sulle furie; rimandò, in segno di aperta ostilità, il veneto ambasciatore; fe’marciare i suoi sol- (1) Guicciardini, Storia d’Italia, lib. vii.