430 STORIA DEI- CONSIGLIO DEI DIECI non poler tolerare più olire la sua misera vila. Comunque sia, quella sarebbe stala fine beh degna di uno spione. Una vplla suscitate a ribellione contro Venezia tulle quelle provincic, Bonaparte Irovavasi aperta la strada alla conquista di quel nobile slato. Solo gli restava, a compire quel suo premeditato e cupo disegno, l’assicurarsi le spalle dalle armi austriache. Ed anche a questo provide con una tregua stipulata coi messi dell’ imperatore, da ambe le parti a spesa della veneta republica. Dopo di che, il generale francese, incominciò subito i suoi atti di violenza e di scherno contro la republica. E primieramenle spedì a Venezia il suo aiutante Junot, il quale, appena giunto, richiese audacemente, di essere udito in piena adunanza, alla presenza del doge. Indarno gli si fece avvertire che, essendo il sabato santo, i magistrati non usavano di convenire in consiglio. Junot, impaziente, rispose che, o Io si udisse subito, o si aspettassero una dichiarazione di guerra. Onde, i senatori, temendo che quel giovane commettesse qualche grave scandalo, si rassegnarono a derogare dalle antiche consuetudini, e lo ammisero in sentito, dove, alla presenza del doge, Junot si pose a leggere la seguente lettera, scritta da Bonaparte, in data del 9 aprile 1797 da Judenbourg. « Tutta la terraferma della serenissima Republica di « Venezia è in armi: in ogni parte, sollevali ed armati, «gridano i paesani: morte a’Francesi. Molte centinaia «di soldati deH’esercilo italico già sono state uccise; «invano voi disapprovate le turbe raccolte pei vostri «ordini. Credete voi che, nel momento in cui mi trovo « nel cuore della Germania, io non possa far rispettare