CAPITOLO VI. 165 seguenti solenni parole: — In occullo (Giacomo Pierre) teneva con la Queva congressi, e, di continuo, secre-lamenle passavano a Napoli corrieri e spie. Avevano alle loro prave intenzioni aggregalo Nicolò Renaldi, Carlo e Giovanni Bolcò, Lorenzo Nolo, Roberto Revel-Iido, Vincenzo Roberti, il capitano Tornone, che aveva in servigio dei Veneziani una compagnia di soldati, ed alcuni altri, parte Borgognoni, il resto Francesi. Passava il concerto che, sollo un Inglese chiamalo Haillot, l’Ossuna spingesse alcuni brigantini e barche, capaci di entrare nei porti e canali, dei quali avevano per litlto preso la misura e il fondo... I congiurati si avevano così divisi gli odicii. Il Langlad, di dar fuoco all’ arsenale, altri in più parli della città; alcuni di petar-dare la zecca, prendere i posti principali, trucidare i più cospicui soggetti, dei quali, oramai, con noie occulte, erano marcale le case, sperando tulli di arricchirsi con insolito opulentissimo sacco.—Alcune cose non erano veramente facili ad eseguirsi, ma, la iniquità e la cupidità li acciecava, col figurare agevole ogni più strano pensiero..... Ma Dio, dalle nuvole, disperde certi disegni perversi. Mentre i brigantini si apprestavano per venire, attesi dai congiurali con tale impazienza, che ogni giorno ascendevano i più alti campanili della città per ¡scoprirli, alcuni furono presi da fusle corsare, altri dissipali da fiera tempesta. — Il Pierre ed il Len-glade, comandati a salire sopra l’armata, non poterono disdirsi dal partire col capitano Barbarigo. Gli altri, restali in Venezia, non cessarono di ruminare i modi della esecuzione , impazientemente attendendone il tempo. —