CAPITOLO I. 17 resistenza. Il più difficile slava nel tener indietro gli Svizzeri, i quali bruscamente chiedevano di voler passare attraverso il Milanese, per portar soccorso alle truppe pontificie; ma, era a temersi che, con questa scusa, non mirassero a ricongiungersi all’armata del papa, ed a quella di Venezia; perchè, in tal caso, sarebbero riescili invincibili. Ciamonle in persona si fece loro incontro; però, stava ad aspellar l’occasione, non osando farsi egli stesso assalitore. Ben è vero che quegli Svizzeri mancavano affatto d’artiglieria, ed erano assai mal provvisti; ma, a Varese era loro pervenuto un sussidio di oltre 4,000 uomini; e, d’altronde, eran essi così buoni soldati, che ciascun di loro poteva fare per quattro. Però, l’assoluta mancanza di viveri li aveva costretti a ritirarsi ’dai • dintorni di Monza, dove già s’erano portati, fin entro le montagne comasche. Per il che, il generale francese ebbe agio di accorrere , col suo esercito, alla difesa di Verona, clic i Veneziani avevan stretta d’assedio. Di questi tempi, il duca di Mantova, che era prigioniero di guerra dei Veneziani, non vedendo a qual migliore partilo appigliarsi per ricuperare la libertà, si rivolse al Gran Sultano, col quale aveva, si può dire, qualche amicizia. E trovò in lui un cavalleresco difensore; poiché Bajazet, fatto chiamare il bailo della re-publica, lo obbligò a promettere che il Duca sarebbe lasciato andar libero. 11 governo veneto, però , onde mostrare di non essere stato a ciò costretto, diò ad intendere al Duca che tulio era avvenuto per deferenza al Sommo Pontefice, e lo impegnò, per tal modo, ad entrar nella lega, e ad assumersi il comando dell’esercilo ST. DEL CoNS. 1IEI DIECI — Voi. U. , 3