CAPITOLO XVI. 479 fu invitalo ad assistere ad una seduta della Signoria. Quivi il Doge partecipò quella notizia agli astanti con sì effuse dimostrazioni di gioia, che altri avrchber potuto credere sincere; ma i senatori presenti rimasero tristi e silenziosi, ed aggiunsero l’osservazione che i castelli non eraiì resi per anco; onde diedero facoltà all’ ambasciatore di rinforzare la guarnigione dei forti occupati a nome di Ferdinando. Non era più il tempo in cui la república veneta avesse potuto tenersi oscillante, pronta sempre a seguire i destini della parte più fortunata. 11 trionfo delle armi francesi per tutta l’Italia avea falto sentire la necessità di non ritardare più oltre la formazione di una lega, che fu conchiusa il 51 marzo 1495 fra l’imperator di Germania, il re di Spagna, il papa, il duca di Milano ed i Veneziani: e tutti insieme questi principi confederati, stabilirono di allestire un esercito di 20,000 fanti e 34,000 cavalli. Ben vediamo il perchè concorsero a questa lega i principi italiani; ma con quali interessi vi aderirono i due potentati stranieri... ? 11 primo d’aprile, l’ambasciatore di Francia fu nuova, mente invitalo a recarsi in consiglio, dove trovavansi radunali oltre cento senatori, del più gaio e scherzevole umore del mondo. Il Doge dichiarò altamente che la república aveva conchiuso un trattato per la difesa della cristianità contro i Turchi, e per la sicurezza de’proprii dóminii e di tutta l’Italia. Del che si pregava Commines di avvertir tosto il suo re, avendo la república stabilito di richiamare gli ambasciatori che aveva presso di lui. Commines, con un bel tratto di spirito, rispose d’aver già a tutto preveduto sin dal giorno innanzi. Ed allora procurò il Doge di mitigare la sinistra impressione che