CAPITOLO IX. 221 il duca di Milano. — Per giunta d’infortunio, il marchese di Mantova tradì la republica, riunì i suoi soldati a quelli del duca, e fece con lui causa comune. Per il che Piccinino ebbe agio di recarsi a Ravenna, d’onde scacciò i Veneziani, e pervenne a rendersene signore. Di là fe’ ritorno sul Po, pose l’assedio a Casalmaggiore, impadronissi di tutto il paese occupato dai Veneziani fra il I’o e l’Ollio, dove per il tradimento del duca di Mantova, senza colpo ferire, potò passar dall’altra sponda. Erasmo da Narni, detto il Galtamelata (1), che prese il comando dell’esercito in luogo del traditore, si vide costretto di ritirarsi rapidamente verso Brescia.—Sgomentata di ciò la republica, pensò tosto di fare le buone grazie al marchese di Ferrara per paura che non imitasse il triste esempio del Gonzaga, e gli cedette il Polesine da lei posseduto da ben trentaquattro anni (2). Galtamelata, rinchiuso nella provincia Bresciana da un’armata troppo superiore alla sua, non aveva altro partito da prendere che cercar d’entrare nel Veronese, e quivi piombar addosso al piccolo esercito del signore di Mantova, per punirlo così del tradimento. Gli toccava per altro di passare o il lago di Garda o il Mincio ; ma non avendo barche, dovette fare un lungo circuito per giungere sulla riva orientale del lago, dove sorgono le montagne del Tirolo. Quelle vette già coperte di neve (settembre 1458), e l'impetuosità dei torrenti moltiplicarono le difficoltà ai soldati già così mal provvisti. S’aggiunse l’ostilità degli (1) Il Ricotti dice Stefano da Narni, d’origine fornaio. (2) Fu preso di fare un dono al marchese di Ferrara del Polesine , il quale fu suo, e la Signoria l’aveva avuto in pegno per ducati scssanta-mila, sicché se gli donò liberamente.—Sancto.