106 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI gere per essi il suo sangue (1)! — Molte e gravi ragioni addusse l’ambasciatore, per provare quanto perniciosa sarebbe riescila per la republica la revoca di quei decreti, fondali sulla consuetudine di oltre mille anni; ma il papa rispose bruscamente che tutte quelle ragioni non valevan punto, e che quell’uso era tanto più riprovevole quanto più antico. Aggiunse che la legge di alienazione, coll’allra del 1536, eran nulle, perchè contrarie ai canoni, e scandalose, perchè mettevano gli ecclesiastici in peggior condizione delle persone più infami; ed il decreto, in ispecie, di non poter fondar chiese senza la previa autorizzazione del senato, sapeva maledettamente di eresia. Ben replicò il buon Nani che molti papi, essendo siati nuncii, od inquisitori a Venezia, ebbero agio di ponderatamente esaminare i decreti della sua republica, e che, non ostante, furon ben lungi dal disapprovarli; avvalorò le sue parole coll’esempio di Sisto IV, Innocenzo Vili, Alessandro VI, Clemente VII e Paolo III, che con apposite bolle dichiaravano autentiche e canoniche le leggi del senato veneto, il quale, del resto, non aveva fatto che imitare quanto già praticavasi in Francia, in Portogallo, in Germania e nella Polonia. Inutili ragionamenti : onde il papa conchiuse che, stanco oramai d’esercitare l’officio di padre, era disposto ad assumer quello di giudice, se la republica non avesse obbedito in tempo. Allora il Nani non potè più far altro che scongiurare il pontefice ad aver la bontà di aspettare a prendere qualsiasi deliberazione, fi) V. Amelot— Différent de Paul V avec Venise.