CAPITOLO XIV. 393 caria domestiche, cercando facili e compri piaceri ; severità che finì quando nel secolo scorso si volle per tutta Italia imitare gli stranieri, ed il gioco, il donneare furono una necessità; e quella stoltezza del farsi schiavo di donna, sulla quale ha versato così sublime ridicolo Giuseppe Parini. Siccome in Roma, così in Venezia la vita sobria e casalinga tolse alla donna di prevalere nella politica e nel reggimento dello Stalo. Poche donne veneziane ebbero celebrità ¡storica; cercavano l'affetto domestico, esercitavano le domestiche virtù. Della Tomasina Morosini si sa che sposò re Andrea di Ungaria, e nulla più; nulla più che il nome resta di altre che ebbero mariti principi. Se la Caterina Cornato, di cui faremo parola tra breve, avesse dato un successore al trono dei Lusi-gnani, non se ne sarebbe parlato; non l’ebbe, e fu in-strumento di politica. Della Bianca Capello troppo più si parlò che quella svergognata femina si meritasse; non senza avvedimento condannala prima, poi per astuzia politica esaltala. È meglio tradizione che istoria quella di Anna Erizzo... (1). L’istoria non ha altro fondamento per convalidare la narrazione della di lei morte, che una tradizione non contrastata, e l’asserzione di messer Giovanni Sagredo nel suo libro : Memorie isteriche dei monarchi ottomani... L’istoria però non ricusa di raccogliere l’atto generoso della donzella veneziana, che amò meglio la morte delle splendide lascivie del serraglio ; l’istoria che accoglie in tempi posteriori il coraggio di un’altra donzella veneziana, Belisandra Maravegia, la quale, fatta prigioniera dei Turchi, incendiò la nave dov’era tenuta cattiva, morendo colle compagne prima (1) Venezia e le sue lagune. — Tom. i, pag. 205 c seg. St. dei. Coxs. dei Dieci — Voi. I. 50