CAPITOLO VII. 171 di maggio, dice il Sanuto, s’ ebbe nuova appresso Rub-biera, a Cnntesello, essere il signor Ottobuono Terzo di Piacenza, stalo morto dai villani. Il suo corpo fu portato a Modena; il signor Vito di Camerino ne voleva un quarto, e l’ebbe; e gli altri tre quarti furono messi alle porte di Modena e di Cremona; e le budella furono but-tade a’cani, e un’orecchia ebbe messer Tomaso da llabia; l’altra ebbe il signor di Cortona. La testa fu messa sopra una lancia nella cuba della chiesa di Ferrara del duomo. Altri mangiarono della sua carne. Tamen di lai morte ho veduto altramente (1). » E 1’ altra maniera sarebbe questa, che il signor di Ferrara, invitato a pranzo in casa sua il signor Ottobuono, nel mese d’agosto, l’avrebbe fatto spietatamente trucidare a tradimento. Venezia, anziché inorridire del fatto e protestare, come voleva umanità e giustizia, contro la spietata barbarie dell’alleato, pensò a trarne il proprio vantaggio, e pronta s’impadronì di Parma e di Reggio. Ed eran queste le spoglie cui agognava il signor di Ferrara ; questo il premio che si riprometteva dalla sua crudeltà. Ma non gli conveniva andar in collera per ciò; sicché, onde riavere le due città, che troppo gli premevano, amichevolmente cedette a Venezia Guastalla, Brescello e Casal Maggiore, sul Po. Non tardarono però assai tristi avvenimenti a turbare la gioia di quegli illeciti guadagni.Padova e Verona, già stanche della nuova signoria, ben presto con audaci conspirazioni mostrarono qual forte desiderio nutrissero di ricostituire il potere dei loro antichi signori. E la congiura si dovette spegnere col sangue. (1) Muli moki, Renivi italic, script, voi. 22.