25S STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI le facoltà del Doge e per poter metter in dubbio l’impossibilità in cui era il padre, dinanzi al fatale Consiglio, di portare soccorso o di largire conforto allo sventurato suo figlio-. Non a caso adunque lord Byron mise in bocca all'islesso Jacopo Foscari le seguenti parole: — Un segno di umanità e di compassione da parte di mio padre non avrebbe fatto che tirare sul venerando di lui capo nuovi sospetti ed accumulare sul mio più gravi sciagure (1).— E ben a ragione potè esclamare il poeta: Oh vecchio padre misero, A che ti giova il trono, Se dar non puoi, ne chiedere Giustizia, nè perdono Pel figlio tuo , che è vittima D’involontario crror. E l’istesso Sanulo, dopo d’aver fors’anche esagerata l’eroica fermezza colla quale il vecchio Foscari diede l’e-stremo addio al suo figlio, soggiunge che, come fu « tornato a palazzo, tramortì (2). » Ma il Tiepolo la ragiona ben diversamente. Se un padre, egli dice, presiede al tribunale che condanna il proprio figlio, ed al consesso in cui si pubblica la condanna, senza nè lagnarsene, nè reclamare; se questo padre medesimo, nel mentre dà un ultimo amplesso al figlio che sta per recarsi ad un lontano e perpetuo esilio, non mostra tampoco di crederlo innocente ed alle sue istanze risponde (1) I due Foscari, atto ó, se. l.a (9) Anche il Sismondi riferisce questa circostanza : En rcnlrant dnns son palnis, cc wulhcureux vieillard, s'évanouit, cpuisé par la vittlencc qu’il s’clail fati.