568 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI A quest’uopo, il procuratore Francesco Pesaro tenni* in senato il seguente discorso : — Se la giustizia più potesse negli uomini che la forza, voi non sareste qui a deliberare, eccelsi Senatori e della patria amantissimi, se l’innocenza vostra si possa, o di per sè stessa difendere, o si debba tutelare con Tarmi. Imperciocché tutto il mondo sa che, contenti allo stalo vostro, nissun appetito vi costringe a desiderare quello d'altrui; e dappoiché è surta in mezzo a queste aque la nostra generosa republica , piuttosto per la felicità sua che invitava i forestieri a sottoporsi volontariamente ai suo soave giogo, o per fuggire col patrocinio noslro la tirannide altrui, che per forza o per cupidità di ampliare l’imperio, crebbi mo in questa potenza, ed a questo splendore arrivammo, che, se non di terrore, cerio è d’invidia, agli uomini maravigliali, cagione; e se pure qualche volta, non provocali, impugnammo lo armi, ciò fu piuttosto per la salute comune d'Italia, che per acquistar nuovo e non usitato dominio. Ala poiché i disegni degli uomini sono cupi, l’invidia grande, gli appetiti sfrenati, e l’innocenza inerme è sempre stala preda dei potenti, resta per noi a deliberarsi, se, in mezzo a tanto rumor d’armi, se in mezzo a tante ire ed a sì crudele discordia, se allor quando nazioni potentissime corrono con infinito sdegno l’uria conira l’altra, e che, tolto ogni rispello, calpestalo ogni diritto, non della scorza, ma del fondo stesso, non di una parte, ma del tulio, non di un danno, ma di un totale sterminio, gareggiano fra di loro, noi dobbiamo starcene disarmali a discrezion loro, ovvero, usando quella potenza che Dio ci diede, armarci di modo, che il rispettarci sia pei forestieri necessità, e