CAPITOLO Xlí. 515 del mondo? Se gli Statuti fosser veri , il dispotismo Veneto avrebbe potuto procedere con modi occulti, impreveduti, subitanei; la mano invisibile dell’Inquisitore sarebbe stata in diritto di colpire il Senatore, il Decemviro, il giudice, il patrizio, senza lasciar scorgere il percussore , ne trapelarne il perchè. Spariva un individuo ; e nessuno, neppure il Governo, doveva cercare quel che ne fosse accaduto. 11 Gran Consiglio, il Senato, i cittadini tutti in pericolo, tutti tremanti, per l’arcana forza di un potere arbitrario e misterioso. Ora bisogna confessare, col nostro critico, che un tal fatto ripugna alPindole sospettosa della república veneta, e verosimilmente di tutte le republiche del mondo. E d’altronde, qual bisogno di cercare un tribunale di soli tre membri, col mostruoso arbitrio di determinare eglino stessi la propria autorità, al solo patto che dovessero venir rieletti ogni anno dal Consiglio dei Dieci? — Non era questo un lasciar loro in balìa la facoltà di opprimere, quando l’avesser voluto, i Dieci stessi, ed ogni altra magistratura dello Stato,, per regnar soli ? A qual pro instituiré un’inquisizione di Stato, e conferirle tanta autorità, per la sola ragione che, talvolta fa mestieri di una pronta risoluzione, e che il Consiglio dei Dieci non può esser sempre, da un momento all’altro, adunato? Oltrecchè, è certo che il Maggior Consiglio, coll’ac-cordare ai Dieci la facoltà di eleggere i tre inquisitori , ha inteso che questi fossero, com’eran di fatto, un’appendice del Consiglio decemvirale , e che, per conseguenza, da lui ricevessero le attribuzioni, senza che essi potessero, in nessun modo, oltrepassarle, a loro insaputa. E per dir vero, negli Statuti c’ è a questo ST. DEL CONS. BEI DIECI — Voi. I. àn