98 STORIA DEL COiNSIGLIO DEI DIECI In Dalmazia però le cose andarono alla peggio. Accanitamente pugnarono i Veneti, ma alla fine ebbero a soggiacere al soverchiante numero dei nemici; sicché dovettero rassegnarsi ad implorare da loro la pace, che gli accordarono a patto che rinunciassero per sempre alla Dalmazia, e restituissero i forti dal golfo del Quarnero fino a Durazzo: e con ciò dovevasi abbandonare un lil-torale di oltre cento leghe, con molti porti ed isole. Ben vi fu chi, geloso dello splendore della republica, si opponeva perchè essa non si rassegnasse a così dura condizione, e mostrava quanto fosse enorme la perdila della Dalmazia, dalla quale si reclutavano i militi per le armate e per le flotte; i di cui porti, anziché riescire per essi un prezioso asilo, sarebbero divenuli l’arsenale dei loro nemici; ed opponevano quanlo fosse ruinoso l’esporre per tal modo, anche l’Istria ad una simile sorte. Ma altri osservavano esser necessaria prudenza il prender consiglio, non dalle passioni per quanto generose, ma dalle circoslanze. Essere anche troppo ruinali per le guerre contro i Genovesi. Del resto tornar necessario il fare di necessita virtù, mentre non era già questione di cederla al re d'Ungheria questa Dalmazia che egli teneva già in suo possesso (1). Non consentire la gloria del veneto Senato nell’avere sempre riportato la vittoria, ma nell’ essersi mostrato sempre saggio e prudente. Giovar meglio, infine, non mettersi a rischio di perdere la republica per tentare, con sì poche speranze, di tener soggetta una provincia straniera. (1) Questa ragione doveva ben valere per tutte.