12S STORIA DEL COiNSIGLIO DEI DIECI armi in mano, dicendo alla signoria, per ¡scusarsi, che nel loro capitolo era stalo comandato che mai essi frati, per guerra che fosse, dovessero togliere le armi in mano (1). » E perciò vennero sfrattati dalla signoria. Così nobili sacrificii non potevano riescire indarno. — Al primo, benché minimo successo delle navi venete, capitanate da Taddeo Giustiniani, la capitale n’andò ebra di gioia; e non poco conforto ritrasse dall’udire come 1’¡stesso Doge, carico di ben settantadue anni, voleva porsi alla testa della flotta, deciso di rivendicare la gloria della sua patria, o di perire con essa. Ecco, già si riesce ad intercettare una parte dei viveri che da Padova mandavansi a Chioggia;— già i Genovesi sono costretti a lasciar Malamocco;— già i Veneziani si trovano in grado di farsi assalitori. — Il 21 dicembre 1379, il Doge monta colla bandiera della república in mano sulla galea ducale. Sono con lui i più cospicui senatori. Temeraria impresa sarebbe stata pei Veneziani il tentare di farsi incontro ai nemici con una guerra guerreggiata; poiché troppa era l’inferiorità delle sue forze. Ma il saggio Pisani ricorse allo stratagemma di chiudere le flotte genovesi entro la laguna, ostraendone le tre uscite che sole erano possibili. Le difficoltà, per altro, eran tali da sgomentarne qualsiasi valentuomo; eccetto il Pisani, che animoso si diede all’opera colla ferma e pacala fiducia che è propria solo delle anime grandi. Sembrava un prodigio il potervi riescire; eppure il Pisani vi riesci. Se non che ancor più arduo era certo il mantenersi (1) Così il Sanuto, nella vita del doge Andrea Conlarini.