138 STORIA DEL CONSIGLIO DEI DIECI i consigli degli uomini più inetti, e di opporsi gelosamente alle deliberazioni dei prodi. E noi sappiamo quanto della sua fortuna abbia dovuto appunto il generai Bo-naparte al sistema di diffidenza con cui si governava il nemico. Ma i Veneziani non eran Tedeschi; e come videro la assoluta impossibilità dell’impresa, si levarono a tumulto, e costrinsero l’ammiraglio a far vela per la capitale, piuttosto rassegnato a subirvi qualsiasi castigo dalla sconoscente signoria, che a veder perire tutto un esercito a lui affidato. Era pur recente il disastro di Fola, avvenuto appunto per la cieca obbedienza che il misero Pisani s’era creduto in dovere di prestare ai dissennati ordini del governo. Ma il triste esempio non aveva fatto alcun frutto; poiché, malgrado le più vive e le più sommesse rimostranze dello Zeno, venne severamente interdetto a lui ed alla flotta di poter entrare nel porto, sotto pena di perdere la vita. Sdegnalo il popolo per tale enormità, si levò in massa; e cosà la giustizia fu fatta. Malgrado ciò, lo Zeno co’suoi capitani vennero sottoposti a duro processo; e quasi a voti unanimi furon condannali all’arresto. Ma sorse di nuovo il popolo a far la causa dell’amato generale, con quelle sue così energiche e providenziali dimostrazioni, che hanno forza di trascinare ogni più restìa volontà. 11 Senato, quasi si direbbe smanioso di perdere il prode capitano e la di lui flotta, come se in esso non fosse riposta tanta parte della salvezza della republica, stette più giorni a deliberare. In fine, per non prescindere menomamente dalla sua autorità, e temendo insieme di