di due anni iouanzi: su la soglia di una porta aperta sulla ruina. Nel ’59 il Congresso avrebbe evitata la guerra, e forse soltanto fasciale di panno le catene; cosi nel ’CO o nel ’61, avrebbe consolidato il Potere temporale comunque ristretto, e stabilita l’unità federale; ossia avrebbe spezzata l’opera del Cavour, annullati gli eroici sacrifizi della Nazione tutta. 11 Cavour, tuttavia, pur riconoscendo il valore dell’ amicizia inglese (ma avevamo, poi, sicuramente amici non più di tre uomini del Governo: Palmerston, Russell, Gladstone) rimase fedele al concetto che l’Italia si potesse fare soltanto d’ accordo con la Francia, e non temette di accrescere, cosi, le diffidenze, o di suscitare violente accuse: quanto fosse accorta politica ho detto già in altra nota. Si potrebbe anche dire che fu politica di avvolgimento: il Cavour con molta finezza non si lasciò sfuggire occasione per rassicurare la Francia su la riconoscente devozione e su la savia prudenza del Governo sardo, e ad un tempo vinceva l’animo dell’imperatore con sagaci blandizie, sopra tutto mostrando di secondarne i sottili disegni diplomatici, arrendevole nelle apparenze, accondiscendente, con cautela, nei negozii di minore importanza, ma vigile e fermo nelle questioni di tempo in tempo essenziali. Cosi di fronte alla grave questione dell’Italia centrale egli aveva per un momento mostrato di accettare 1 idea del Congresso, ma poi si valse degli avvenimenti per allontanarla, ed in seguito anche abilmente osteggiarla. Cosi pure per eliminare difficoltà alla risoluzione, di fronte alle nuove questioni sollevate dalla Campagna Garibaldina, ed alla opportunità, intanto, che il presidio francese sgomberasse lo Stato romano, non esitò ad impiegare gli artifizii della politica meno sincera, ed abbarbagliò Napoleone con le dichiarazioni circa la inviolabilità di Roma, con lo spavento della rivoluzione trionfante, con la logica dei principii (si noti che il Cavour parlò la prima volta di Roma