ognii grandezza », « nel nome del patto che vincola tutti gli Italiani ad unità di nazione », rivendichi dal Campidoglio il diritto dell’esser suo, ragione di ordine, strumento di pace, fattore di universale progresso civile. E questa Italia, oTiniad nostra, da nessun luogo forse ha più degno saluto che dalla solenne aula dei Pregadi, perchè, dopo la gesta «nd’ebbe splendida signoria su le correnti del commercio mondiale, Venezia, da un poeta di popolo ben detta giardino, dove in continua primavera fiorisce la religione cristiana, Venezia non ebbe gloria più insigne defliLa tenace difesa della potestà civile. Ricorderò un giorno solo fra cento; non parole audaci di qualche solitario imteanpeirante, ma quel giorno 31 di maggio 1606. Sn cui venerandi ed illustri rappresentanti della classe di governo, i senatori concordi nel pensiero e nello sdegno, risposero ai lontani seminatori di