- 66 — tempi, cui bastava un dominio territoriale anche minimo, all’ unico intento di guarentire 1’ indipendenza dell’ esercizio sovrano, vigilato dalla milizia nazionale federale, sciolto dalle cure e responsi bilita amministrative da affidare ad un libero organismo municipale, assestato infine, secondo un’intesa diplomatica che poteva essere stabilita solo in un Congresso delle Potenze. Napoleone, che sta per liberarsi delle reazioni del Wa-lewski, non abbandona il punto di vista dell’ unità federativa, non riconosce tutfa la logica della nostra rivoluzione, ossia affermazione del diritto e della volontà popolare, ma, se resta ancora ligio al concetto della necessità di un potere temporale, idealmente abbatte quello Stato pontifìcio che il Papa solennemente viene dichiarando indispensabile all’ autorità e dignità della Chiesa, ad ogni altra proposta o preghiera opponendo un irremovibile non possumus. Si comprende come il Ricasoli volesse diffondere a migliaia e migliaia di copie l’opuscolo importantissimo, ed il Cavour facesse i discorsi dell’ottobre^ come vi fosse chi, andando troppo oltre, scrivesse che l’imperatore dei Francesi non aspettasse altro che le circostanze favorevoli per alzare la visiera e mettersi con le speranze d’Italia [Quint., p. 35) ; come il Papa tanto si arrovellasse contro il La Gueroniére, da abbandonarsi a critiche amare e inopportune. Passa cosi il ’60, l’Italia anela l’unità, è nel lieto fervore della sua vita nuova; le Potenze o sorridono al bel fiore di libertà o, frementi, nonosano ancora toccarlo; il Principato pontifìcio é umiliato dalla sconfitta delle sue armi, dalle persuasioni della Francia, dal giudizio di lord Russell, dall’inerzia degli amici sperati: Napoleone 111 fa scrivere al La Gueronnière {La France, Rome et Lf Italie, Paris 1861 ; Quint., p. 30) in tal modo per cui resta nettamente distinta la potestà spirituale dalla temporale, e dichiarato essere minacciala quest* ultima soltanto, la responsabilità delle circostanze e del pericolo