si pc. ec.: il prato grande per cui la via passava , n’era (ulto pieno per testimonianza di Piva , di Tommasini ed altri , ed osservando tanta copia di monumenti dall’abbazia di S. Michele in Monte ove dimorava il padre Dante esclamò, com’ è noto, che a Pula era — tutto il luogo di sepolcri varo Ed anche in oggi avviandosi a quel sito, una osservabile quantità di cenotafì ec. vedesi innestata e sepolta negli ammassi di pietre , che dividono quei campi. Questa quantità , che ci viene descritta ¡numerabile e sparsa per le rive del porto, per le vie, e specialmente sul luogo in discorso , potrebbe indurci in errori ; ma giova considerare che le leggi romane volevano sacro e fuori dell’ abitato il luogo ove riposavano le ceneri d’ un trapassato ; che l’Istria visse prospera e felice sotto il romano impero fino al nono secolo ; che i barbari nelle loro scorrerie cercavano oro e non sassi; che Pola non fu mai soggiogata dai popoli stranieri che le antiche memorie , care ai cittadini , calpestassero ; che degli avanzi magnifici, e numerosi , e giganteschi, dovevano influire sullo spirito pubblico , e rendere prezioso ogni avanzo ; che Pola non era tanto barbara quando l’Italia gemeva nella più oscura ignoranza; che nei bassi tempi la religione facea rispettare i luoghi sacri ; e che in questi tempi enorme ne doveva apparire il numero. Mani sacrileghe in tempi da noi non molto lontani aparsero al vento le ceneri degli avi, per avere la pietra che tanti secoli pietosamente le custodì. Troppo doloroso sarebbe il ramine-