i4i dallo spirilo di nobilitarsi, e che per maggior stravaganza nella sua virilità verificò anche ne’ suoi figli bastardi, chiamando l’uno Giulio Cesare j l’altro Paolo Emilio ; risoluto innoltre , se gli nasceva un terzo maschio di chiamarlo Camillo Furio ( Zeno lett. 829). Ma , quello eh’è più singolare, anche nella sua vecchiezza ebbe questa manìa , poiché-intorno all'’ anno 15^4? cioè in età di anni 78, avendo spedito al duca d’Urbino ( Lett. 1. IV. p. 229 ) il di lui poema T Egida , indica in esso , che i di lui progenitori furono i Mutii romani , dicendo : Et doJide si vuol credere che io sia della famiglia de Mutii, se non da qualche mio antico progenitore disceso da quegli antichi Muta chiari per arme 3 et per lettere, il quale da Giustino fosse lasciato alla dif-fesa di quella città con altri nobili romani, 1 nomi delle cui famiglie ancora fioriscono ? La città da queir imperatore fu chiamata Giustinopoli. Al che il Zeno (lett. 839 ) osserva che anche i grand’ uomini hanno le loro debolezze. Questa debolezza però non era infrequente in quel secolo.