«Ionico che fu ucciso da’ congiurati 1’ anno 864; Orso Participazio ossia Badoaro morto 1’ anno 881; Pietro Tribuno nel 912: Tribuno Memrao nel 991 : Pietro Orseolo II nel 1009; Domenico Flabanico nel 1042; Vital Michele nel 1 102; Vital Michele secondo nel 11 73. ( Vedi il Dandolo, d Sansovino ec.) . È ben a dolersi che nessuna delle epigrafi, le quali sul luogo delle loro tombe si saranno certamente vedute , non sieno giunte fino a noi , e non se ne sia almeno conservata memoria in alcun libro . Di pili moderne però ne vedremo racchiudere o nominare distintissimi uomini, quali sono, per esemplo , Marco Sanuto ( Inscriz. 3 ) , Giovanni e Pietro Cappello (Inscrizione 10. 11), Benedetto Rinio ' ( Inscrizione 58) Alessandro Vittoria (Inscrizione 14. 1 5 ) Domenico de’ Domenici ( Inscrizione 7), Gianfrancesco Biron (Inscriz. 21 ), Giovanni Riccio (Inscr. 36), Agostino Gradenigo (/nscr. 87) Maffeo Valaresso {Inscriz. 5i), ec. Ma sopravvenuta l’epoca della distruzione di alcuni monasteri, in questo per il decreto 38 luglio 1806 si concentrarono le donne della Croce e de’ss. Cosma e Damiano del-la Giudecca, e fu dichiarato monastero di prima classe, essendo badessa Maria Adelaide Cornato. Tutte poi sloggiarono nel giorno 3o giugno 1810. La chiesa, che per alcuni mesi stette serrata, fu nel 25 ottobre 1810 riaperta come parrocchia, e primo piovano si fu Vincenzo Maria Bembo (Inscrizione 1. e i3 ) . Continua ad essere officiata sotto il benemerito parroco don Giovanni Cao . Le epigrafi che si leggono in questo Tempio hanno luogo tutte in questa raccolta: anzi ebbi la sorte di vedere alcune di quelle che leggevansi in una parte della interna vecchia chiesa, le quali poi furon levate, essendosi demolita e ridotta a cortile della I. R. Ragionateria che occupa tutto il monastero . Altre epigrafi trassi dal solito Palfero it p. 259 tergo del mss. Marciano, e da altri . Molti scrissero di questa chiesa, fra’ quali, il Sansovino ( lib. I, c. 26), lo Stringa ( lib. II, carte 134 ) ; il Martinioni ( lib. I, pag. 82 ), Domenico Bozzoni (Il silenzio di san Zaccaria snodato )„ Flaminio Cornaro ( T. V/, p. 3o5 ) , il Zuc-chini ( Nuova Cronaca T. /, p. 217 ) . Ne parla un Opuscolo intitolato : Brevi notizie della chiesa e del monastero di san Zaccaria di Venezia m.dccc. 4-% cui è autore il padre Nachi : l’abbate Moschini ( Guidav T. /, p. io3 ) ; il segretario Quadri ( Otto giorni a Venezia pag. 87, edizione seconda) . Se ne dà un prospetto inciso in rame diviso in tavole vi nella grande Opera, Le più cospicue fabbriche di Venezia, uscita dalla stamperia di Alvisopoli negli anni i8i5~i82o, in fol. stragrande: e nell’archivio Demaniale si conserva l’indice ragionato delle carte del monastero, compilato dal padre Nachi suddetto ( di cui vedi Inscrizione 67), libro utilissimo per chi la storia di questa chiesa volesse scriver di nuovo; e anche Marino Sanuto nei Diarii mss. ( voi. xxvn ) alcune cose registra intorno a queste monache . Ma fra’ detti scrittori, per le notizie storiche della chiesa e del monastero deve preferirsi il Cornaro, il quale, ottima critica usando, fece vedere gli errori presi dai precedenti autori, e massime da Domenico Bozzoni. Questi nacque in Venezia da Giuseppe Bozzoni bresciano, il quale ancor giovane essendosi recato in questa città, esercitava l’avvocatura sotto la direzione di Domenico Geroldo . Attese alla legge in Padova, ove conseguì la laurea dottorale, e negli ozii da’ suoi più gravi studii dettò il libro :