LA CERTOSA. rallegrarsi a nome del Senato per la pace tra esso e la Francia ( ibid. p. i5i) ). Nel >527, 1528 era ambasciatore a Firenze, e Benedetto Varchi nella Storia Fiorentina ( Colonia 1721, .91, 179, 197 ) lo ricorda come uomo di gran-e stima e riputazione. Nel i52g passò di nuovo oratore a Carlo V in sostituzione di Gasparo Contarini, allorché con Clemente Vii in Bologna conchiuse la solenne pace d’Italia ( ibid. p. 547 ) • Altre legazioni e commessioni con grandissimo decoro sostenne . Ma quelle di Roma l’una del 1529, l’altra del 1555 gli furon di onor sommo per le belle Relazioni che ne fece al Senato . La prima reca 1’ anno 1 551, la seconda il i535, la quale ultima, sebbene inedita come la prima, divenne celebre anche tra’ forestieri, imperciocché al dire eziandio del Fosca-rini ( hettcr. Veneziana p. 464 ) da questa abbiamo in succinto le pratiche di molti anni, e la storia, per cosi dire, preliminare del concilio di Trento, accompagnata da sensali giudizii e riflessioni dell’ autore, uomo dottissimo; e quindi riusci molto cara al Senato, e ne fece molto uso il cardinale Pallavicino nella storia di quel concilio (1). IlSuriano del i53a era stato eletto capitano a Famagosta, ma per l’indisposizioni sue ne chiese dispensa ; come dal Sanuto ( Dia-rii, voi. lv, p. 879 ) . Fu per altro moderatore del Ginnasio patavino insieme con Sebastiano Foscarini dottore e cavaliere, e il suo nome stassi in una epigrafe che il ristauro rammenta delle pubbliche scuole, riferita dal Salomonio (Appendile lnscript. Urbis 1708, p 67 ). Finalmente dopo essere stato insignito del titolo di cavaliere, mori in patria nell’ottobre 1542, come da uno de’ Marciani Necrologi patrizi!, sebben in un’altro di essi si legga ai 19 di luglio di quell’anno . In mancanza di Necrologi Sanitarii m’attengo all’ ottobre, cosi pure trovando io in un’ altra nota mss. Dall’ inscrizione però patavina che reca l’anno mdxuii, e che vien confermata dal Riccoboni ( p. 141 ) sembrerebbe che tuttavia fosse in vita il Suriano in quell’epoca ; ma quando non siavi errore di scarpello, o di stampa, convien dire che la fabbrica o il ristauro dall’ epigrafe enunciato, siasi compiuto dopo la morte del nostro Antonio che del 1542 avealo ordinato. Oltre le dette due Relazioni ab-biampuie di lui un’altra che ne fece tornato essendo di Firenze, la quale è pregiabile per le notizie che della Repubblica fiorentina in que’ tempi ha serbate . Stassi nel libro Relazioni (1) La prima Relazione di Roma di Antonio Suriano presentata in Senato è registrata a pag. ¿7 dellibro Relazioni Terrestri dal 1524 al 1547 esistente nel politico Archivio . Essa comincia• Una delle principali cose da esser observate dalli oratori residenti appresso li principi è la loro natura . . . termina alla qual et io suo humil servo genibus flexis me li aricomando. Ego Antonius Surianus doctor et eq. La seconda Relazione sua di Roma intitolata Relazione del clarissimo messer Antonio Suriano cavaliero oratore in Roma a papa Paulo terzo per l’illustrissima Signoria di Venezia nel 1535 stassi e nel detto Archivio e presso il cons. Rossi. Comincia : Perchè non è molto tempo che tornato io la prima volta dalla legatione di Roma... Jìnisce intendendo solo come padre universale alla quiete d’Italia dalla quale dipende quella della Cristianità. Nella prima Orazione dopo aver ragionato di papa Clemente VII cn egli chiama uomo di cuor timido e irresoluto, parla del sacro collegio, de' congiunti per sangue col papa, delle forze della corte Romana, de’ rapporti suoi colle altre e colla repubblica , e chiude col fare uno elogio al secretorio Giannantonio Novello per la sua prudenza , integrità, fede, e letteratura', il qual Novello gli fu segretario anche nella Legazione Fiorentina. Nella seconda poi Orazione , divide il suo discorso in due punti, il primo che si possa aspettare sopra la materia del concilio, T altro che debbasì sperare circa la quiete fra' Cristiani e massime in Italia, e schierando va molte ragioni per le quali egli tiene che poco frutto se ne debba cavare e poco sia a sperare . Indifa una pittura alquanto sfavorevole di Pao- lo III e del modo suo di pensare circa il concilio, e chiude col presentare un breve quadro della potenza della corte di Roma. Pietro Bembo in una sua lettera datata 11 luglio i53i (Opere T. III. p. 161. fol.) dice al Suriano; Mi rallegro con voi della bellissima ed appositissima relazion vostra fatta nel Senato nostro, della qual sento voi esser lodato e commendato sommamente . Crede il procurator Foscarini ( Letter. p. 464. nota 4°8) che il Bembo intenda della Relazione ultima cioè del 1535; è certo che il Bembo parla della prima che fu letta nel 3 luglio itti, come dice il Sanuto nei Diari mss. (Voi. LIV.p. 553) con queste parole: fe bona relatiom et il serenissimo justa il solito li de il lodo.