LA CERTOSA. t “ 21 IOANNES PII1LIPPVS BARBADICVS 1 FRAN-CISCI SENATORIS FILIVS SIBI ET HEREDIB 1 MDXLIIir. Gian Fn.ipro figlio di Francesco q. Benedetto Barbarico trovasi negli alberi di M. Barbaro e di Alessandro Cappellari colla indicazione della sua tomba in questa Chiesa. Ho seguito il ma-nuscritto Gradenigo, che risponde a’detti alberi, mentre il Palfero errò nel dire ioannes frjn-ciscrs anzi che ioannes philippvs; e dice in fine pos. an. i544- Nel Catastico più volte citato ho letto 1561. 14. zener. Ponto delTestamento del q. nob. homo ser Z. Felippo Barbarigo q. iris. Frane,0 da s. Raffael. Voglio esser sepulto a s. Andrea de L'io in le mie arche et lasso al d.° luoco due, 20. all’ano in perpetuo da esser scossi alla Procuratia . 22 SEBAST. ET PETRVS ANT.5 A CRVCE FRES HOC INSIGNE PIETATIS OPVS NICOLAO PATRI Q. D. SEBASTIANI VIRO INTEGERRIMO SIBI POSTERISQ. DICAVIT OB. AN. DNI iS?5 Questa lapide, che ci è conservata dal Palfero, e sopra cui leggersi dovrebbe piuttosto dica-bvat che x>icavit , nomina un Nicolò dalla Croce il quale può essere quel Nicolò da la ►J» orexe che sta notato sotto l’anno i548 nell’elenco de’ Guardiani dell’ archiconfraternita di s. Rocco (Soravia p. 112. Voi. III. delle Chie~ se venete ). (Questo cognome poi a crvce oppure de crvce, non altrimenti che quello a crvci-bvs o de crvcibvs mi dà occasione di richiamare alla memoria tre personaggi distinti veneziani. Il primo è Nicolò dalle Croci (de Crucibus), dottore in ambe le leggi, il quale dal piovanato di s. Giminiano, e di san Giuliano promosso venne nel 14^7 a^a sede vescovile di Chioggia, e poscia a quella di Lesina nel 1462. Di lui parla principalmente il Cornaro in più luoghi delle venete Chiese; il Fallati nel 1'. IV, dell’ Illy-ricum Sacrum; il Vianelli nel T- II della serie de’veseovi di Chioggia; da’quali trasse un breve articolo Alessandro Orsoni nella sua serie de’ piovani di Venezia promossi alla dignità vescovile . Aggiungerò peraltro io due cose a quanto essi scrissero : l’una che da una epistola del celebre cardinale Ammanati diretta Francisco Decano Tolelano in data XX ottobre 1.470 , si raccoglie che essendo il nostro vescovo di Lesina (Pharensis) in nave con molte persone, fralle quali altri due vescovi (Assisiensis et Ortanus), si ruppe e tutti rimasero sommersi, e ciò avvenne a’X di ottobre di quell’anno «473 nel porto di Livorno. ( Epistolae et- Commenta rii la cobi Piccolomini cardinalis Papiensis pag 266. Di questo viaggio eh’ egli doveva intraprendere versus Cataloniam et Hispaniam parla lo stesso dalle Croci nel suo testamento fatto prima di partire, e che è riferito dal Parlati (p. 264); e questo naufragio accennasi pure, dietro la testimonianza del Cardinale, dall’ Ughelli ne’ vescovi di Assisi e di Orta ( T. I. col. 482 e 741 )• Ma fu ignoto al Farlati e al Vianelli e quindi credettero incerta l’epoca della morte di lui. La seconda cosa è, che a buon dritto ascriversi deve questo prelato fra gli scrittori Veneziani trovandosi in un codice miscellaneo manuscrit-to già posseduto dalla famiglia Contarini detta Porte di Ferro e ricordato da autor degno di fede, un suo trattato col titolo: Consiliuni rev, dom. Nicolai a Crucibus decretorum doct. pie-bani s. Iuliani ac patriarcatus venet. vicarii dignissimi prò clericis qui veniunt degradando: Comincia: Quidam miser sacerdos. .. . alla quale scrittura io credo senza dubbio abbia dato motivo l’omicidio commesso da prete Vettore nella persona di Mauro canonico di s. Marco , accennato dal Zamberto all’anno 14^6 19 marzo, e ripetuto dal Galliciolli nel '1'. V, p. 5i 1, 5i2. delle Venete Memorie. Il secondo si è Nicolò dalla Croce . Questi vestito l’abito di san Domenico nel convento de’ santi Giovanni e Paolo della nostra città, riusci versatissimo nelle lettere non solo divine, ma umane. Riportate le dottorali insegne nel i554 concessegli da Giovanni Badoaro nobile veneto, conte palatino, auditore del sacro Lateranense palazzo, cui tal facoltà era stata impartita per privilegio da papa Giulio II nel i5o8, come leggo in un manuscritto fededegno, fu posto alla pubblica interpretazione delle sacre Scritture, e odette più anni del concorso e dell’ applauso i moltissimi uditori. La fama sua poi accrebbe allorquando con grande facondia e non minor frutto per le principali città d’Italia tenne le quadragesimali sue concioni. A Trento ebbe grande servitù verso il celebre cardinale e go-vernator di Milano Cristoforo Madruccio, cui il Croce nel primo settembre 1556 dedicò il som-mario di tutte le Scienze di Domenico Delfino, nobile Vinitiano. Venezia, Giolito, i565, 8.a Fu priore del detto convento nel i55o e j5o7,