LA CERTOSA. l l GVLIELMO | QRINO SENAT. I OPT. ANNIS 1AM | LVII . DEFVNCTO 1 PIENT. PROCVRA I TORES DE CITRA | POSVERE . AN. [ M.D.XXV Guglielmo o Vìelmo Qveriki figlio di Bartolomeo senatore q Andrea ( Alberi Barbaro , della casa Querini che reca sullo stemma i tre gigli ) avendo lasciati eredi i procuratori di san Marco de Citra, ebbe da loro questa memoria, che stava appresso alla porta del convento . Da essa raccogliesi che mori del 1/468. Correggasi dunque il genealgista Cappellari che dice 1473» e il Zabarella il quale a p. jh del Galba scrive MCCCCXXV invece di MDXXV che concorda cogli Alberi Barbaro. Leggesi nei Catastici del Monastero. 1476 8 agosto, Sententia a leze delli sig. giudici del Procur/ a nome del/i Intervenienti per il monastero sopra il ponto del Testamento del q. cl.° tris. Guielmo Querini da s. Maria Formosa per il quale lascia almona-stero il prò de due. 1000 de suoi imprestidi . Dal Palfero 1’ epigrafe e dal Gradenigo che ha le abbreviature e divisioni. 1 2 SEPVLCIIRV IOANNIS PRIOLI VIRI CLAR.MI AC DIVI MARCI PROC.““ CVIVS VITAE IN* TEGRITATIS VNIVERSA RESPVBLICA TE-STIS EST. Olì. AN. SAL. «456. XXVIII. XBRIS. Giovanni Phivli ( Priolus , e de Priolis) fu figliuolo di Costantino q. Lorenzo . ( Alberi di Marco Barbaro ) . Scrive il Cappellari che fu condottiero d’ armata nella lega contra i duchi diMilano,e commissario sopra i confini. Fu parimenti Consigliero, e nel 17 gennajo 14^3 eletto procuratore di s. Marco de Citra in luogo di Francesco Barbaro ( Coronelli. Serie de' Procuratori p. 49) Egli fu il primo della casa Priu-li che insignito fosse dell’onore procuratorio , e non già quel Giovanni Priuli guerriero, che morì del 107 j, e che vedremo con inscrizione fra quelle di san Tomaso; errore in cui cadde lo Stringa ( Lib. IIII. pag. 151. ) 11 Coronelli nel luogo citato il dice sepolto a san Paolo; però l'epitaffio presente mostra che in questa chiesa della Certosa fosse tumulato. Io il traggo dal inss. Palferiano , che sottopone ad esso il motto seguente: irDicis ore cano, sfb via caso. deci- JìT'NT REGES, FACIES, OPBSQ. rOS ADVERTITE QVAE- so. il quale sembra spettare ad altra anonima sepoltura, essendo diviso dalla solita linea che l'una dall’ altra le inscrizioni distingue nel Pal-fero . Nel mio codice Caopenna mancano queste parole. Era nel chiostro. l3 FEDERICO VALLARESSO SENATORI i CLA-RISSIMO | FRAN.ET PAV. FIL1I PIENISSIMI | POSVERE | M.CCCCLXXXV. M. AVG. I SI15I ET SVIS. Federico Vauresso, o Valaressi ( Valares-sus, Vdleressius , Vallaressius ) figliuolo di Bartolomeo q. Niellò, fu conte a Pola, e fu degli elettori del principe Pietro Mocenigo nel 1474, come nota il Sanuto ( col. ìaoa ) . Ammogliatosi con Francesca Foscolo figlia di Pao- lo, ebbe da essa oltre un Pietro, anche Paolo, e Francesco. Francesco mori del 1 ò 14> e Paolo fu podestà di Bergamo nel 1 :’>25 ( Genealogie di M. Barbaro) . Questo Paolo poi fu padre di Federico Valaresso, che contasi fra i più illustri e dotti senatori del secolo xvi; del quale, sebbene non sia nell’epigrafe nominato, pure sembrami dover qui dire qualche cosa . Federico dunque figlio di Paolo q. Federico e di una figliuola di F’rancesco Tron fu approvato pel Maggior Consiglio nel 1514 • Costui per testimonianza del Crasso, acquistata una esquisita cognizione delle due lingue greca e latina, e sortito dalla natura un ingegno perspicace accoppiò ad una solida erudizione una grande eloquenza, e risplendette infra i letterati non meno che fra i prudentissimi senatori -Varii urbani magistrati coperse, fra quali, se. gna il Barbaro, quelli dell’ A vogaria, e di Governatore delle Entrate. Fu anche provveditore a’ confini, e inquisitore sopra i disordini dell’armata; i quali tutti carichi con integrità e giustizia singolare ebbe amministrati. Padova vide in lui un benemerito Riformatore di quel- lo studio nel 117«, e ben esserne potea chi non solo gli studii altrui sapea dirigere, ma culti-varli egli stesso : affermando il Crasso che fino agli ultimi giorni della vita il Valares30 attese all’accurata interpretazione di molti greci e latini scrittori, e che alcuni de’ suoi commenti eran anche di pubblico dritto. Il Sansovino in fitti ricorda un Commento di lui sopra le qui-stioni naturali dì Plutarco, e una Orazione latina recitata nella morte del doge Antonio Grimani 1’ anno i5a3 a* 10 di maggio; ma non