CORPUS DOMINI 33 grafe scolpita in san Zaccaria ha 2 5 settembre 16¿9. Osservo essere certissimo errore Tanno 1628, mentre, sebbene il Cainbruìszi non dica in qual anno mori, scrivendo che in Padova infermato gravemente a 27 di settembre abbandonò questa vita mortale, nonostante, soggiungendo egli, che poco più d'uà anno godè la sede patriarcale, e avendo noi veduto che nel principio del 1628 la ebbe, non avreLbela goduta nè un anno intero, ma otto mesi circa se fosse morto nel settembre 1628. Convien dunque stabilir l’anno 1629 alla sua morte. Inquanto al giorno, per combinare il Necrologio sopracitato colla scolpita inscrizione, che sono i documenti più veridici, io dissi che morì il 20 • venendo il 26 del settembre di detto anno 1629. Gli scrittori poi tutti affermano che questo patriarca liori per fama di sacra eloquenza, e che era acerrimo difensore della ecclesiastica libertà; che anzi in mezzo a grandissima aspettazione di se, la morte sua prematura devesi attribuire all’avere con troppo zelo cercato di sostenere in faccia agli avversarli i dritti della sua chiesa. Vedi 1’ abbate Gio. Francesco Palladio ( Ili-storie del Friuli. Udine, 1660 fot. parte IF, pag. 28^1, a8.i, 291). Girolamo Bertondelli ( Uistoria di Feltre. Venezia 1675, a p. 258, a >a). L’ Ughelli ( Italia Sacra T. V, p. i58, 378 ) . Agostino Superbi ( Trionfo degli eroi Veneti lib. i, p. 111 ). Francesco i’ola ( Inscri-ptiones pag. 876, voi. I. (Jpuscul. Novarini. Verona e 164.'», fol. ) . Vettore Sandi ( Storia Civile veneziana T. Ili, p. 322. supplem. ) . Flaminio Cornaro ( Cretae sacrae T. II, p. 100, 101 ). Gianfrancesco Bernardo Maria de Ru-beis ( Monumenta ecclesiae Aquil. Argendnae 1740 f. colonna 1122. D ) . Francesco Scipione Dondi dall’ Orologio ( Serie de’ Canonici di Padova , ivi i8o5, pag. 98 ). Alcune poi particolari notizie, che ne’ detti scrittori non si hanno, io le debbo alla dottrina di monsignor canonico e decano della cattedrale di Feltre Bar-tolommeo Villabruna, che con lettera i4 settembre di quest’anno 1826, me le ha graziosamente comunicate. Abbiamo alle stampe una epistola di Georgio Gradenigo padre del nostro Agostino al figlio diretta sul modo di far complimenti con decoro e senza affettazione ( Zucchi. Idea del Segretario. Parte III, p. 320 ) . Trovo poi indicate in un manuscritto catalogo due Orazioni, ma non le vidi, l’una di Lodovico Soardo Udinese, fatta per la esaltazione dè Agostino Gradenigo al Tomo 11. patriarcato di Aquileja; l’altra per lo stesso incontro scritta da Francesco Brandis decano di Cividale del Friuli, e recitata da Iacopo Armano Chiaricino, giovinetto darmi quindici. Al nostro Agostino furono adrizzate da Vincenzo Giusti Rime di diversi friulani in morte di detto padre suo Georgio, e impresse a Udine dal Natolini nel 1600, ty L’ epigrafe, eh’ era collocata nel mezzo del monumento, e che non giunsi a tempo di leg-ere sul marmo, ho copiata dal Martinioni, e al ras. Moschini. Di Marco Ghadenigo vedasi la epigrafe seguente . ** 23 D. O. M. | MARCVS GRADONICVS I AVGV-STALI OLIM COMMVNIS ADVOCATOR I DEIN CRETAE DVG\TVI POSTEA 1IVIC SEDI 1 SVFFICLTVR | ROSTRIS FASCIBVS IN-FVLIS PAR VBIQ. | QVI PONTIFICALI MVNERE DIV FVNCTVS | SVPERVM 1VRE AT IN-JVRIA SVPERSTITVM | AVFERTVR A VI-VLS | HIERONYMO FRVTRE SVCCESSORE STATVTO I ÌILC | IOANNEM IACOBVM EX FRATRE NEPOTEM | SPECTATAE INDOLIS ADOLESCENTE« I SVVM QVONDAM IN VI. TA DELICIVM | SVVM IN TVMVLI RIÌQV1E-TE CONSORTE« | VOLVIT COOPTARI 1 NE QVOS AFFiNIS CIIARITAS IVNXERAT 1 MORS DIRA DIVELLERET | VTRIVSQ | FRA-TRI AC FILIO BENEMERENTIliVS 1 DANIEL GRADONICVS | AMOR1S ET GRAT1TVDINIS ERGO P. Marco Grademgo figliuolo di Gianjacopo q. Bortolo, e di .\Iarietta Zeno di Francesco, nacque nel 1.189 ( Alberi Barbaro ) . Fu dapprima Avvogador del Comune, e trovavasi duca in Candia nel 1627, come accenna l’epigrafe . Sotto il suo ducato corresse parecchi disordini, ristabilindo la forza delle leggi . Fu pure fatta la descrizione di quel regno, ed i risultamenti ne sono registrati nel Cornaro. Durante questa sua carica venne da Agostino Gradenigo nominato a suo coadjutore nel patriarcato Aquilejese, e poi ne rimase successore l’anno 1629. Ma era giunto il i655 che Marco non aveva per anco avute le bolle papali, colpa le differenze insorte tra l’imperator Ferdinando e papa Urbano Vili per il patriarcato di Aquileja. In quell’anno però fu dal pontefice approvata la scelta del Gra-denigo, il quale ricevette il Pallio, e fece il suo