LA CERTOSA, 1 D. O. 'Vi. | ANTIQVVM HOC TEMPLVM CON-SECRATVM FVIT | AB ILL. ET REV. D.D. PE-TRO BARBADICO VENET. PATRIAR. &. | PRIMA DOM. AVGVS. DIE TERTIA I MDGGXXI | AD VOTA V.V. MONAC. CONSECRATIOINrEM EXORANTE | TEST. AD. P. D. BASILIO MARE-BO | DOMVS MONTELLI PROF. PRIORE HV- 1VS CHARTV. I ET PROVIN. TVSCIAE GON-VISITATORE | HVIVS CONSECRAT. MEMORIA CELEBRABITVR RE 1 CVRRENTE EA-DEM D0MIN1CA PRIMA | AVGVS | Dal Cornaro traggo questa memoria che la riferisce a pag. «46 del T. IX delle Venete chiese, dicendo eh’ era collocata sopra la porta interna del coro . Avvi una diversità nell’ anno della consacrazione, che il Cornaro dice essere mdccxxji, mentre la inscrizione ha mdccxxi . At-tengomi però a questa ultima epoca che veggo confermata anche nel mss. Gradenigo coll’ anno mdccxxi, e colle abbreviature e divisioni che ho seguite. Lo stesso Cornaro poi a p. 63 delle Notizie storiche ripete ,essere seguita la consacrazione del 1721. 11 padre don Basilio Maria Marebo fu priore di questo cenobio dal 1718 al 1755, come nota il detto Cornaro a p. del T. IX- li Gradenigo sulla pietra lesse mjtebo; malamente, giacché mjrebo è cognome noto fra noi, ed ho veduto una copia di Testamento di un Giacomo Marebo orefice del 1698. Di Pietro Barbarigo patriarca di Venezia discorro fralle inscrizioni della soppressa e demolita chiesa de’ ss. Vito e Modesto - 2 D. O. M. IACOBO BARBADICO SENATORI INTEGERRIMO BELLO PELOPONNESIACO LEGATO PRO CHRISTI FIDE PATRIAQ. PVL-CHERRIME INTEREMPTO AC HIERONYMO CLARIS*. INDOLIS FILIO . ANNO DOMINI MCCCCLXVI. III. IDVS AVGVSTI Iacopo Barbarigo, giusta gli alberi genealogici del Cappellari, fu figliuolo di Marco q. Giovanni, e giusta quelli di M. Barbaro fu figliuolo di Andrea q. Giovanni. Costui valoroso capitano l’anno i/fti6 sendo provveditore nella Morea, quando Vettor Cappello generale delle Venete squadre contra i Turchi ebbe la solenne rotta a Patrasso, rimase, vittima* del loro furore . Imperciocché ( secondo la narrazion del Sabellico, lib. Vili, pag. 781 ) il Barbarigo sedendo su d’una mula, e cavalcando a sorte verso la parte ove tutto il nerbo de* nemici radunato era, ridotto in angustissimo luogo, e caduto a terra per causa di molti arbuscelli che im-pedivan la strada, fu dalla moltitudine de’ cavalli calpestato, e si mori; e poi essendo il corpo suo da’ nemici riconosciuto all’anello e alle vesti che usava, il portarono nella rocca di Patrasso, e sulla vetta di quella Torre lo impalarono. Ma Pietro Giustiniano (Hist. Veu. p. 208, ediz. 1576 ) più onorevol renSe la morte di lui, dicendo che nella rotta il Barbarigo, a cavallo della mula, sforzavasi di riprendere i suoi, di rimettere la battaglia, di ritenerli dalla fuga ; ma serrato da’ nimici in sito molto stretto, e fatto cader tra spine ed arbusti, fu calpestato da’ cavalli, e mori chiedendo in vano 1’ ajuto de’ suoi ; la qual morte registrasi da Luigi Contarmi tra gl’ infelici fini degli uomini illustri ( Giardino, Parte prima , pagina 57 ). Il Sagredo (Memorie de' Monarchi Ottomani, p. io5) dice ch’era il Barbarigo tut-4or semivivo quando fu preso e impalato . Anche lo storico Andrea Navagero ( Rer. Italie. T. XXIII, colonna 1126 ) scrive, che il Barbarigo dopo avere ribattuti i Turchi nella città di Atene, al cui castello volevan porger soccorso, tirato nell’imboscata da essi, dovette soccombere colla morte di tutte le genti. 11 cadavere trasportato a Venezia ebbe in questa cine-