56 tenebre si appressarono alla caserma. Gli assalitori in lontananza non permettevano che gli assediati si accostassero alle finestre per tirare al basso. Quei due prodi si diedero a scagliare bombe pel locale ed a porre con esse terrore, rovina e morte. Non si tardò molto e si gridò alla resa. Mi han detto che Fycyri-Dinjia, con quanto ne aveva in canna, chiamava in ajuto Vass-Kiri dicendo forte: «Nédorè tanne e tè Zotit» Nelle tue mani ed in quelle di Dio. Da vari non volevasi accettare la sua resa : molti volevano che si abbruciassero entro vivi. Ma Vassa impose il suo generoso desiderio di salvarli. Vinse il senso di umanità sulla barbarie. Nel mentre quei dell’appartamento di sopra chiedevano pietà colla resa, da quello di sotto usciva qualche schiopettata. Koll-Binaku di Dakai sforzò l’uscio ed immessa la destra dentro, scaricò un revolver da dieci colpi. Gli fu risposto con delle schiopettate. Una palla gli ruppe l’arteria radiale. Trasportato verso Shala morì sulla via lasciando suo padre orbo di figli. Fycyri-Dinjia fu il primo ad u-scire sotto la protezione di Vassa. Anche i suoi si arresero. Erano due ore prima dell’alba. Dati in custodia i prigionieri, Vassa entrò e con lui gli altri in confusione per fare bottino. Furon trovati 14 morti e vari feriti : Tra schiamazzi e risse e malcontento si divisero armi e munizioni. Furon prese le mitragliatrici. Mai si dava fine ai litigi. Si posero in dimenticanza i prigionieri ed i loro custodi. Questi vedendosi dimenticati e senza bottino, ad uno ad uno entrarono nella caserma anch’essi; così i prigionieri rimasero soli. Protetti dalle tenebre se la diedero a gambe. I rivoluzionari, preso il bottino col pretesto di nasconderlo, si dispersero. Pochi rimasero con Vassa. Ma già principavano ad apparire i rinforzi per sostenere la caserma. Gegh-Marashi di Shkreli, tenente, con una compagnia fu il primo ad accorrere. Battuto, fu fatto retrocedere dalla pianura e si dette alle colline di sopra Messi, onde tener fronte a qualche assalto dalla