LA CERTOSA. le sostenute fatiche a Metelino, appena giunto a Modone, volendo;farsi portare in terra per guarire, spirò improvvisamente, e ciò avvenne agli unaici di luglio del 1464 {ibid. 1179). Attribuisce giustamente 1’ Egnazio questa morte non tanto alla vecchiaja e alle fatiche quanto al dolore d essere stato respinto da’ nemici, tanto più grande in lui, quanto maggior era 1’ amore di patria che lo animava (de exemplis p. 332 ). Altri dicono che morì a INegroponte (dianoli Storia T. I. p 662). L.e mortali sue spoglie portate a Venezia ebbero onorate esequie nella chiesa de’ ss. Giovanni e l’aolo a’ 5 di agosto successivo coll’ intervento della signoria, ed eb-ber sepoltura in questo tempio della Certosa dal Giustiniano grandemente protetto, e cui aveva insieme con Daniele Vitturi fatto dono di un bel Messale ; dono descritto in versi latini da M ariano de Volaterris monaco Certosino, co me si ricava da un codice già esistente nella biblioteca di s Michele di Murano (Mittarelli bibl. cod. pag. 737. N. 648). Suo nipote poi Marino Giustiniano figlio di Pancrazio, fratello di Orsato, cui lo zio lasciato avea erede delle ricche sue facoltà ( Sanuto 1180 ), per adempiere la volontà del testatore fece erigere una cappella , e in mezzo un’ urna marmorea contenente il cadavere della zio . Questa cappella era situata nell’ antica chiesa dedicata alle sante Eufemia e compagne martiri, di cui ho fatto parola nel principio, e chevedevasi, prima degli ultimi cambiamenti, tuttavia esistente nel chiostro vicina al tempio. In mezzo alla cappella sorgeva alta da terra l’urna di candidissimo marmo carrarese con la figura distesa di Orsato Giustiniano scolpita da Antonio Dentone come ne attesta il ¿ansovino ( Lib. V, p. 80); opera lodata dal Sabellico ( de situ urbis p. 92 tergo ) colle parole hic arsati iustiniani ex pa-rio marmare sepulchrum affabre caelatum ; e dal cavalier Cicognara nella sua istoria della Scultura ( Voi. 2, pagina 174) ricordata fralle opere perdute per la totale distruzione che ne fecero le milizie. Quest’urna, o cassone, che presso a poco somigliava a quello del card. Zeno in s. Marco, era fregiata agli angoli di figurine rappresentanti alcune virtù ; una delle quali, cioè la fede, di bellissime forme, fu per buona sorte conservata, e stassi oggidì presso l’ab. don Bruno Stiore di s. Pietro di Castello fu monacò Certosino. Aveva il Giustiniano 1’ effigie sua fra gl’illustri nella Sala del Maggiore Consiglio (Sansovino p. i3i. b). Una grande medaglia che il rappresenta sta nel museo del conte 13e-Toh. II. nedetto Valmarana, e in quello del nob. uomo Teodoro Corraro. Da un lato evvi la testa con berretto senatorio, e le parole orsatvs . ivstinia-nvs . p. vfnetvs .et. o. eqves , dall’alti'o un Orso in piedi che colle zampe dinanzi abbraccia l’albero Palma, e dietro a lui evvi steso un Leone che guarda il detto albero. Attorno vi è il motto VOLONTAS • SENATVS . OPVS . M. GVIDIZANI . Il SUr- nomato cavalier Cicognara nel voi. 2, p. 397 dell’ opera suddetta ricorda questa medaglia di M. Guidizzani. Gli scrittori danno encomii al nostro Orsato siccome uomo adorno di singolari virtudi, di franchezza d’animo, e per cortesia magnifico. Le importanti sostenute ambascerie il provano. Ma piacemi di riportare ciò che su questo proposito trovo nelle genealogie di M. Barbaro, usando delle stesse sue parole : u Non ebbe lui, « die’ egli, prole legittima, ma due figlie natu-« rali maritate in gentiluomini nostri, e quando 55 volse dar marito ad una di quelle, invitò a si desinar seco il giovine, nè li disse il suo pensi siero . Da poi desinato li fece vedere la putta, » e disse volergliela dare per moglie ; il giovine 55 disse, che la non era legittima. Allora Orsato 5’ fece distendere sopra la tavola un suo manto di « veluto cremesino in due pelli e li rovesciò « sopra un vaso pieno d’oglio. Il giovine dis-55 se, che il manto era guasto per essa mac-« chia , e lui la coperse tutta con ducati d’ oro, 51 e poi addimandò al giovine, se si vedeva più 51 la detta macchia, quale disse di no, cosi , ri-51 spose lui, faremo della putta, e li dette tanti 51 ducati che si contentò torla per moglie . 51 Fu costui ambasci ator nostro ad Alfonso 11 re di Napoli, ed una fiata invitò il re a desi- • 51 nar seco. In quelle parti vi sono poche legne, 51 e in Napoli si conducono per lo più sopra muli li ed asini, e li uomini si forniscono alla gior-55 nata . 11 re, che era stato invitato, alcuni gior-»5 ni innanzi fece sapere a coloro, che guardasi vano le porte, che non lasciassero condur lesi gne nella città per quei giorni, acciocché 1’ 51 ambasciatore rivocasse 1’ invito, o rimanesse 55 imbrogliato, il quale accorgendosi del pen-55 siere del re , non si perde d’animo, ma com-55 prò tante mandole, che con li scorzi fece cuo-51 cere il desinare al re, e a molti di quei signo-11 ri, li quali si meravigliarono molto, e laudaro-» no la generosità sua . » Sapendo quel re, che il detto ambasciatore « doveva andar a lui, ordinò che in quel luogo 51 non vi fosse cosa alcuna da sedere. Egli si si spogliò il manto, che era di restagno d’ oro, 8