— 24 - nia anche più piccola di quella che fu fatta e determinata, poco importa, solo che in quel pezzo di Albania si dicesse che regna sovrano il conte di Mafia. Da ciò all’esterno le alleanze con la Jugoslavia, all’interno le mene coi feudali. Erano due gradini per arrivare al trono. Nei tre anni di suo governo, circondato da ministri, ligi o meglio burattini, potè dire che egli non solo fu loro capo, ma l’unico ministro dell’Albania! Principe de facto. Deputati comperati, gazzettieri venduti lo chiamavano: «Salvatore della patria»: poetastri da trivio lo avevano persino cantato in versi, o per meglio dire lo incielavano coi loro inni e canti; colui che per i caffè di Tirana non batteva le mani all’inno di Ahmet-Zogu veniva bastonato dai gendarmi e dai suoi ammiratori; vagabondi forestieracci stampavano sulle tele i raggi della sua faccia principesca, il suo palazzo cinto di mura, di fossati, di terrapieni e guardato da uomini robusti, rei di crimini = guardie d’onore: tutto questo poteva chiamarsi residenza di un despota: le gazzette di Europa e specialmente quelle di Belgrado ce lo rappresentavano come un secondo Mussolini, come il ministro il più giovane del mondo, come un misterioso fenomenale mostro, un miracoloso parto divino. Perfino il suo famoso nome era imposto ad un avariato sdru-scito aeroplano. Dopo 400 e più anni Scanderbeg, non potè aver l’onore di aver un monumento in tutta l’Albania ed ora si raccolgono sottoscrizioni per erigerne uno ad Ahmet-Zogolli. Che cosa gli mancava per esser fatto principe o Czar in questa Albania? Neppure Rasputtini. Eshref-Frashéri, vecchio politicone, di Korcia, doveva tutte le mattine presentarsi ad Ahmet-Zogolli per desiderare al novello principe il buon giorno. Ma non gli bastò di essere principe de facto, si arrabbattava ad esserlo anche de jure. Le elezioni per mezzo di assemblee dovevano a-prirgli la porta. Non ricordiamo i fatti che a tutti constano : brutalità, concussioni, corruzioni, scialaqui,