85 ne la Reggenza dei Quattro, e Ahmed-Zog riunì tutti i poteri nelle sue mani, essi, allora ufficiali della gendarmeria presero parte a quella congiura che portò al potere Fan-Noli. Rovesciato poi nel Natale dello stesso anno Fan-Noli, il Gieloshi e il Carni fuggirono in Jugoslavia. Nel novembre del 1926 organizzarono, d’accordo con altri, un’insurrezione nell’Albania settentrionale, che però fu domata ed essi dovettero riparare nuovamente all’estero, cioè ancora in Jugoslavia. Dal 1927 Gieloshi e Carni avevano preso fissa dimora a Vienna. I mezzi di sussistenza, dice Tatto di accusa, veniva in parte dal loro paese e in parte da ignota fonte. «Le prove della premeditazione. «Il Carni nel corso degli interrogatori non ha cessato di affermare che era stato colto al caffè da un forte mal di capo e che voleva recarsi a casa. Dinanzi all’opera si incontrò con Gieloshi, il quale gli comunicò che Re Zog era a teatro e gli mostrò anche l’automobile del Sovrano. Poiché tre o quattro giorni prima egli e il Gieloshi, incontratisi al caffè dell’opera, avevano a quattro occhi deciso di sopprimere alla prima occasione il Sovrano, egli si recò sollecitamente a casa in «taxi» per prendere la rivoltella nascosta nella cavità di un mobile. Ritornato in automobile all’opera, udì gli spari del Gieloshi, avvicinatosi a sua volta all’automobile del sovrano esplose tutti i sette colpi della sua arma. Dal canto suo il Gieloshi nella mattinata del giorno dell’attentato si era recato a visitare l’emigrato Angelin Suma, facendosi dare un anticipo così dice testualmente l’atto d’accusa — di cento scellini. Col Suma stesso si recò in un negozio di vendita di biglietti teatrali dove acquistò un biglietto per l’opera. A mezzo giorno fece colazione in una trattoria insieme con gli albanesi Karmar e Quazim-Muletti. Verso le 17 secondo i risultati delle indagini; e verso le 18.15 secondo le sue dichiarazioni, il Gieloshi tornò in casa. Alla moglie disse che era invitato a teatro da un amico ed usci