— 8 — netto di Durazzo. Scelse una delegazione presso la conferenza della pace. Per mezzo di votazione fu eletto l’alto consiglio nelle persone di Akif-Pasha, M.r Bumci, D.r Turtuli e Abdi-Toptani. Il gabinetto riuscì in questo modo: Sulejman Del-vina, capo ministro, Ahmet-Zogu, ministro degli interni, Sotir-Peci, ministro dell’istruzione, Kadri-Ho-scha, ministro della Giustizia, Ndoc-Cioba, ministro della finanza, Mehmet-Konica, ministro degli esteri, Ali-Riza Pasca della guerra. Per capitale per intanto fu designata Tirana. Questo primo gesto albanese riscosse la simpatia all’interno ed all’esterno. I rappresentanti delle potenze per la pace ne goderono. Uno non era del tutto soddisfatto, Esat-Pasha a Parigi. Lo accontentò appieno Avni-Rustemi il 13 giugno uccidendolo. Si svegliò l’Albania e si accorse di poter dire: sono anch’io una nazione come le altre. L’Italia una volta non era donna di provincie, ma bordello. Così l’Albania. Dopo quasi cinque secoli di un dominio barbaro, doveva assoggettarsi a patire anche essa il suo calvario. Gabinetti si succedono a gabinetti, malcontenti, intrighi si intrecciano a rivoluzioni, a vendette personali. Si tirò avanti zoppicando fino ai 21 gennaio 1924, data in cui si apre l’assemblea, dalla quale si spera pace, ordine, benessere. Ma in seno ad essa c’era il suo ma, ed era questo che ogni caporione voleva soverchiare gli altri. Al bene del paese prevalse la privata ambizione. Un giovane sembrava mandato dal cielo a salvezza dell’onore e del prò della sua patria. Questi era Ahmet-Zogu di Matia. Presso molti oggetto di ammirazione, presso altri una spina nell’occhio. I rappresentanti della nazione non lo comprendevano. Per sventura la demoralizzazione dai civili passò nell’esercito, da questo agli uffici amministrativi. Allora il cane, come si dice in Albania, non conobbe più il suo padrone. L’opposizione, l’ostruzione, la rivoluzione in-