496 S. GEORGIO Apostolo giusta l’ordinario uso fu detta la santissima messa nella capella del Collegio poi discese esso dose in chiesa di san Marco et fatte le solite ceremonie fu portato attorno la piazza di san Marco alla chiesa di san Gemi-niano perchè la casa ove habitava egli era in cantone d’essa Piazza vicina alla detta chiesa, et era egli con suo nipote Titinvwo, et uno fi-gliuolino piccolo di detto nipote nel pergamo ; "et gettorno via una grandissima quantità de danari, et oro in particolare, che il populo ne sentite giubilo infinito, et mentre lo portavano per Piazza vi fu uno delF Arsenale ch’era sopra la diadema dell’Angelo del campanile di s. Marco con una bandiera in mano con l’arma Memrna, che cridava et faceva festa grande e con occasione ch’egli accomodava la cima del detto campanile, dalla quale erano per cadere certe pietre grandi, et li proti et muratori dimandavano gran quantità de danari, attento che vi andava gran spesa a tirar su ad alto il legname per fare Farmatura, che importava più. de 3oo ducati, et costui con 80 ducati acconciò il tutto aprendo certi fenesirini su della cima d’esso campanile et per quelli cacciato fuori un legno come albero, o antenna ben fermato, et con una cassetta legata andava su e giù accomodando quello che facea bisogno, et a suo piacere saliva su per quel legno et corda, et andava su la testa dell’Ange- lo, bella cosa per certo da vedere, si che costui facea festa grande con la bandiera in mano. Durante il governo del Memmo fu la Repubblica nuovamente molestata dagli Uscocchi i qua- MAGGIORE li s’eran messi sotto la protezione dell’Austria. Si fece una spedizione contro di essi ; poscia vennero attaccati anche da’ Turchi nelle cui terre recavano parimente danni grandissimi. Essi non rifinivano perciò di turbare la quiete pubblica e inceppare il Veneto commercio. Arrivarono perfino nel maggio i6i5ad assalire la galea di Cristoforo Veniero, trucidarne i pas-saggeri, legare il Veniero con maniera più che barbara, troncargli la testa, e postala sopra la mensa, mangiar e bere con gran giubilo ed allegrezza, colla vista di quella; e dopo levate le mense, trarre il cuore del cadavero, e mangiarselo ; buttando il resto a’cani. (Relazione ec. mss. appo Darù p. 210. Voi. VI). Vennesi anche ad un accomodamento coll’Austria, e questa punì quella genia; ina tutto fu inutile; e convenne far la guerra non solo cogli Uscocchi, ma coll’Austria stessa nel »6i4-x5. Nello interno, fu dato bando ad alcuni già banditi i quali stavano ritirati nella casa dell’ambascia-/ore di Spagna e nel 21 dicembre 1612 fu pubblicata di nuovo una vecchia legge nel Maggior Consiglio che proibisce a tutti 1 Nobili Veneziani di praticar nè parlar nè trattar con ministri pubblici de’principi forastieri. Nel 25 aprile 1613 fu pure preso parte in Senato che quin-d’innanzi il doge colla Signoria debba ogn’anno andare il primo giorno di Maggio al monastero e chiesa delle Vergini per privilegio già concesso a quella chiesa da Papa Alessandro III. Morì nel 22 gennajo i6i5 (cioè 1614) la dogaressa Morosina Grimani, nel suo palazzo appo la chiesa di san Luca; ed ebbe i soliti o-nori funebri. Nel 1614 due fratelli di casa „ che succedessero altre elettioni di simili casate vecchie ... sicché, dopo il Memmo sino ai ,, nostri giorni succederono dogi di casa Bembo, quattro di casa Contarini, due di casa Cor-„ naro, et il presente di casa Zustinian che sono tutti dell’ordine delle vecchie. „ (Il Giusti-nian fu eletto 1685, mori 1687, quindi abbiamo presso a poco l’epoca in che venne scritto questo Discorso). Io non dirò che i due aneddoti del Soranzo e del Veniero possano meritare tutta la fede ; so bene che in generale il racconto della discordia tra le cose vecchie e le nuove è verissimo, attestandolo come si è veduto, anche il contemporaneo Sivos. Dirò bensì che il Darù (p. 195, voi. VI, traduz. Capolago, i855) narra in generale la stessa cosa, e anche il fatto del Venier eh’ egli dice impiccato, senza soggiungere che il cameriere lo salvò ; e mostra quindi di aver veduto quello stesso Discorso mss. che io tengo e che vidi altrove. E diro poi, che il traduttore nell’annotazione (2) sottoposta alla detta pagina tacciò a torto di falsità il Darù, se disse che da più di duecento anni le case vecchie non davano alcun doge: imperciocché abbiam veduto col Sivos che dopo Michele Morosini (casa vecchia) i58a, non vi fu che il Memmo (casa vecchia) 1612, e passaron perciò 200 anni. Lo sbaglio del traduttore si rileva a p. 202 ove computa per case vecchie le famiglie de’Malipieri e de Mocenighi, le quali in senso de’ cronisti sono delle nuove.