— IO — Conquistata l’Albania dai turchi, il governo creò o forse riconobbe tal modo di reggimento patriarcale, anzi in quei luoghi, che per vicende politiche fosse stato confuso o distrutto, lo distinse, lo ricostituì. Il segno costitutivo di tale officio era la consegna di una bandiera e di un decreto all’alfiere e la consegna di una medaglia e di un decreto ai singoli capi. La bandiera chiamasi «bairak», il decreto «berat», la medaglia «nishan». Per esempio Shala, Shoshi, Kiri, Planni, Giani e Toplana una volta stavano soggetti al sangiaccato di Ipek e nella famiglia di Mahmut-Begoli riconoscevano il loro nativo pascià o governatore. Verso il 1750, per istigazione del reggente di Scutari, il quale voleva allargare la periferia del suo territorio a danno dei sangiaccati vicini, Shoshi prese le parti di costui e si ribellò al proprio signore. Per indurlo all’obbedienza il pascià di Ipek mise in piede di guerra un esercito raccogliticcio da Ipek, Giakova, Gashi, Krash-niqe, Merturi, Nikai, Shala venne a Shoshi. Lo distrusse bensì ma non potè sottometterlo. Il Pascià di Ipek dovette alla fine ritirarsi e rinunziare al suo diritto sui Dukagini. In quella circostanza il Padre Luigi da Roma O. M. con la popolazione se ne fuggì in una località inespugnabile tra Guri-Lekes e Dush-mani detta «Mgolem» e vi stette quasi due anni. Allora anche Shala e le altre tribù dei Dukagini si gettarono dalla parte di Shoshi e così fu riconosciuta di fatto la dipendenza di queste tribù da Scutari. Ma c’era la questione di riconoscere legali i capi, i quali erano rimasti per vin qualche tempo fedeli a Ipek. Che si fece? Furono creati bensì dal governatore di Scutari nuovi capi suoi fedeli, ma per non guastarsi coi capi devoti a Ipek, furono riconosciuti questi e quelli. In tal guisa fu risolta la questione del passaggio dei Dukagini dal sangiaccato di Ipek a quello di Scutari. Per questo motivo i capi di queste tribù sono più numerosi che altrove, e diremo fuori del bisogno.