— 74 — vette uscirne; uscì col corpo ma non col cuore e col- lo spirito di pietà. Mi fu accertato che durante la sua vita di pastore di anime non tralasciò la sua lettura spirituale, non i suoi esercizi di pietà, non il suo studio per le scienze ecclesiastiche. Per sua impensata sventura fu destinato a succedere ad un parroco di indole pericolosa. Dovette soffrire il fio della gelosia altrui. Alcuni odiano i propri confratelli perchè volendo avere per sè il monopolio della bontà, delle scienze, dello zelo non soffrono di avere emuli € competitori. 11 clero poi in quel tempo torbido era un po’ diviso. Il vescovo di Zadrima, monsignor Kol-lezi, coi paroci Don Nicolò Sheldia e don Nicolò Deda e pochi altri battagliavano per il partito del popolo, il resto per l’opposizione. Il nostro disgraziato don Giovanni simpatizzava per l’opposizione. Consta che iantecessore della parrocchia di Kumani Don Nicolò Tusha nutriva del rancore, dell’odio per Don Giovanni. Fallita l’impresa dei rivoluzionari contro la fortezza della sottoprefettura e del comando di gendarmeria di Puka e rinforzatosi il governo, Don Giovanni non si tenne sicuro in casa ed andò dal suo Vescovo a Nenshati. Gli fu perquisita la casa e si dice che abbiano trovato delle armi e delle munizioni e delle lettere. Il suo nemico Don Nicolò Tusha si credette obbligato in coscienza! di aprirsi una volta a di lui riguardo presso il sottoprefetto di Puka e gli scrisse una lettera, in cui asseriva che Don Giovanni Gasoli prima della rivolta fece dei viaggi per Puka, indiceva circoli, teneva conversazioni sovversive, faceva complotti, macchinava insomma in danno dello stato. Questa lettera fu la base della condanna. Forse anche dal sottoprefetto e dal tenente della gendarmeria del luogo non furono presentate deposizioni del tutto coscienziose e giuste. Non trovandosi a casa fu pedinato. Il suo vescovo lo aveva accomiatato dicendogli che poteva cercare un rifugio nella Mirdita e quivi presso un parroco fu scovato e tradotto nelle carceri di Scutari. Fin