— 38 — fratellanze di quella tribù la più superba era Vacciai, volle darle una lezione speciale. Rubamenti, estorsioni, appensioni di uomini colle braccia dietro la schiena agli alberi, bastonate da orbo, legnate da cani, tutto si mise in pratica e sotto il pretesto di che? Che non si peritassero a consegnare le armi. Trovatane una con tal modo, si scovava qualche paesano, che per odio o per una mancia attestava che il padrone della casa ne aveva altre quattro, altre dieci e qui, per scampare la vita dalle stangate, doveva o prenderle da qualche confidente che le aveva nascoste o comperarle ove poteva e consegnarle. Ma veniamo a Shoshi. Il primo battaglione che giunse era condotto da Man-Ariffi di Krashniqe ed arrivò in Ndreai il 26 gennaio 1925. Dopo due giorni fu diviso in due. Una parte rimase li, l’altra venne in Ndreginai presso la chiesa parrocchiale. Mani aveva l’ordine di non occupare la casa del missionario; distribuì i suoi pei villaggi vicini, eccetto Palai. Si dovette mantenerli a loro capriccio. Le multe in caso di non pronta obbedienza erano gravi e leste. Non essendosi il popolo presentato in tempo per accomodare la mulattiera da Shoshi e Prekali si impose la consegna di 150 capre per pena, si chiese la consegna delle armi sotto promessa, che se le presentassero all’autorità prontamente e fedelmente, il grosso dell’esercito passerebbe difilato per la via dei monti Dardha-Prekali. Finzioni ! Rimasto a Shala Moharem due settimane, mandò un avviso al parroco di Shoshi se c’era posto di venire in casa sua. Gli fu risposto che per l’ufficialità c’era luogo, non però pei soldati. Un’ora dopo stava lì. Il lettore si figuri che cosa divenne quel picco- lo ospizio. Le stanze di sopra occupate da letti, da arnesi di viaggio, i corridoi zeppi di fieno, di paglia, di felci per dormre. Il pian terreno pieno di selle, di imbasti, di salmerie, di casse da munizioni, di soldati, di guardie. Nel cortile, nei prati branchi di ciur-malia, di bestiami, presi per saccheggio. Muli, ca-