S. GEORGIOMAGGIORE 587 lleumanno, che sono tutte riferite dallo Struvio (Bibhot. llist. Iena 174° P* 91®) j e a<^ esse alcune altre si potrebbero aggiungere, ed una principalmente di Pauto Berneberg il quale, come trovo riferito, nel 1676 volle anch’egli discorrere sull’antica inscrizione del 1229 che dicesi scoperta sotto le pitture del Maggior Consiglio. Frattanto non cessarono le apologie dei posteriori istorici, e benché contemporaneamente al Muratori si fossero con esso lui manifestati di contrario parere anche i due chiarissimi luminari della patria letteratura Apostolo Zeno (Lett. ediz. 2. t. I. p. óoi) e Marco Foscarìni (Letter. Veneziana p 170); ciò non di meno non mi fu dato di rinvenire la narrazione Romana che nel solo Compendio di storia Vene-ta che dalle stampe Albrizzi usci anonimo nel 1764, e che vent’anni dopo venne ivi riprodotto col nome del Zeno suddetto. Pel rimanente le vecchie cose si ripeterono dal tìiedo (S(or. Fen. 1701 in t. I. p 68); ed il Sane?/ che fra’moderni fu il più diligente indagatore dei fat* ti civili di Venezia, e che usò molte volte delle scoperte del Muratori ; anch’egli cercò a tutta possa di contrariare i due testi del Baronio, a fine principalmente di mantenere la verità del fatto navale (Stor. Civ. t. II. p. 466-486). La stessa sentenza si vide dipoi sostenuta dal di lui abbreviatore il Tentori (Sag. sulla stor. Civ. t. I. p. 86, t. III. p. 552); ed anche oltremonti ad essa si mostrò proclive il Laugier nella sua accreditata Storia della Repub. (t. II. p. 104 (Jell’ediz. 1778) scritta sulle traccie del Sandi medesimo : nè di tal forestiera connivenza è da stupirsi gran fatto, dopo che di là anche più recentemente si vide uscire altra Istoria di Vene-zia che levò molta fama, il cui autore quasi per darci un saggio' di sua buona critica, qui fu dove trascelse di dimostrarsi cortese verso questa cessata repubblica, facendosi impegnato a-pologista di siffatti rancidi e riprovati racconti (Darù. Parigi 1821 t. 1. p. 201). É altresì inesatto e confuso su questo proposito l’articolo di Alessandro III che leggesi nella Biografia U-niversale (Ven. 1822 t. II. p. to5) scritto da B. Desportes. L’ultimo fra i Veneziani che con più forte calore del Sandi tentò una simile difesa fu l’altro patrizio Carlo Antonio Marin autore della Storia del Veneto Commercio, il quale mosso da certa annotazione che il co. di Benincasa aveva inserita nel più sopra accennato libro Altichie-ro par mad. de Rosemberg (Pad. 1787 \. p. 77), pubblicò lo scritto seguente, V. Della verità de’fatti di cui si è conservala memoria nella inscrizione ch’era a s. Giovanni di Salvore presso mirano, Dissertazione apologetica di Carlo Antonio Marini patrizio veneto, con alcune annotazioni dell’editore. Venezia MIJCCXCIV. dalla tipog. Pcpoliana in 4 di pag. 5i e favole; e a lui con concise parole rispose il chiarissimo commendatore Gian Rinaldo Carli nella seconda edizione delle sue Antichità Italiche (Alitano 1790 t. p. 207), dove si fece a conchiudere, che fra i varii racconti portati dal Sanuto (1. c.) il più sincero sia quello della già ricordata cronaca Romana Malonus ch’ei dice esser conforme alla verità ed alta ragione. Ma mentre ch’io stava per compiere queste Memorie mi accadde altra osservazione dietro la quale cessa l’obbiezione di quelli che stupiscono come in Venezia stessa non sia rimasta neppur una sola vecchia relazione di questa istoria che sia genuina, o che almeno nei fatti più notorii si accosti al vero. Io già sospettava che su di ciò avesse influito quell’impegno nazionale che qui da principio fu da me indicato; in vista principalmente dei troncamenti in questo luogo appunto sofferti dalla cronaca veneziana del de Gratia (p. 25) prima che nella stampa essa fosse supplita col testo di un codice Vaticano (x); ed in vista pure della lacuna dal 1170 al 1 2o5 che oggidì si compiange infrailV, ed il VI libro dell antichissima Cronaca del-VAnonimo Altinate, un tempo lodata da Apostolo Zeno (Gior. de Lett. t. IX. art. XII), e più recentemente dall’abate della Valentina (Sez. Pub. dell’Ateneo di Ven. 1816 pag ix4);i quali la riconobbero per autorevolissima e scritta intorno al 1228, al qual anno nei varii suoi capitoli termina il più antico carattere dell’unico vecchio esemplare che si conosca ora custodito 1 ) Le ripetute citazioni qui da me fatte di questa cronaca del monastero di san Salvatore, quasi sono in contraddizione con quello che altrove avvertì il sig. Cicogna (laser, t. ili. p. 270), dalle cui espressioni potrebbe apparire che brevemente assai nella medesima e come per incidenza si parli su questo proposito; il che provenne dall’aver egli trasandate quelle note isteriche che sotto vi si leggono di argomento affatto estraneo agl'interessi di detto monastero, le quali ansile dal Foscarìni (Lett. Ven. p. 142) si giudicarono di anonimo autore. Ma oltre che dal contesto loro si conosce che »0110 sicuramente di autore contemporaneo al de Grazia ; si si persuade di più che sieno scritte da lui medesimo a mo-*1*0 della eguaglianza dello stile, ed ancor più per l’uniforme carattere del codice autografo, cheuel 1776 scivi a quella edizione (vedi nella pref. p. 9).