S. SEBASTIANO del giovane Nicolò. In mezzo alle arti, e alle lettere, studiando e scrivendo incessantemente, il nostro Crasso passò il rimanente della vita sua, tornato che fu da Candia, e mori, per quanto credesi, intorno al »655. Fralle molte cose che dettò in verso ed in prosa, in latino ed in italiano, omnia preclare, come dice Piercatterino Zeno, conosco le seguenti. i. Nicolai Crassi juiiioris Veneti civis philo-sophi, et I. V. C. Antiparaenesis ad Caesa-rem Baronium cardinalem prò serenissima republica Veneta. Patavy apud Robertum Mejettum 1606. et' ibid. per Societatem. 1607. 4* Di 8°1' ao anni scrisse quest’opera il Crasso; e nella prefazione dà lode al vecchio Nicolò suo avo di eloquentissimo oratore e di ottimo cittadino. Difende la patria dalle accuse datele al tempo dell’interdetto di Paolo V dal cardinale Baronio nell’opusco- lo intitolato Paraenesis ; dicendo che nulla è più conveniente a un buon cittadino, che pugnar virilmente per la libertà della patria. L’operetta del Crasso fu ristampata altrevolte ed anche a Parigi con altre dello stesso argomento in 4., ed è pure inserita nel volume III della Monarchia S. Rotti. Irnperii Mel-chioris Goldasti. Francfordiae 1610 fol. p. 414 e seg. Contro questa Antiparenesi, che a dir vero è scritta con un poco di mordacità, usci una dissertazione non meno pungente che ha questo titolo: Nicodemi MacriSe-nioris civis Romani cum Nico/ao Crasso jtimore cive Veneto Disceptatio de Paraene-si card. Baronii ad rempub. Venetam. Ve-netiis apud Georgiurn 1 Vi II a r. 1607. 8. Lio-nardo-Nicodemo che di ciò dà ragguaglio a p. 60 delle Addizioni alla Biblioteca Napoletana del Toppi (Neapoli 1683. fol.) dice che sebbene la stampa apparisca di Venezia, si crede però che sia forestiera ; e che questo libro fu ristampato nell’anno stesso a Monaco. L autore credesi essere Ascanio Persio, oppure più ragionevolmenté Gasparo Sdoppio il quale, sia che credesse finto il nome e cognome Nicolò Crasso, oppur che volesse schernirlo, s’intitolò Nicodemo Ma-cr?' Anche il p. Angelico Aprosio Vintimi-S.lia (Visiera Alzata p.f)2 Parma 1689. 12) ritiene autore Gaspare Sdoppio di quest’ultimo libro. Vi fu infatti chi credette supposto il nome di Nicolò Crasso autore dell 'Ariti-parenesi, come leggesi nell’ Avant-propos alli num. CIX. CXdel tomo Terzo del libro.* Lettres et ambassade de messire Philippe Cano ve Seigneur de Fresne ec. Paris 1636. fol. dicendovisi che questo nome Crasso è finto e supposto, e che a questo Nicolas le Gros rispose Nicodemo il Magro coll'opera Disceptatio, eh'è informa di satira odi commedia composta nel 1607 infebbrajo durante il carnovale, e che comprende oltre il corpo del libro, una prefazione al lettore, un avviso al Crasso, e una tavola de' pezzi che vi si comprendono. Nulla io ne posso dire perchè non vidi mai questa Disteptatio, sebbene molti e molti opuscoli abbia scorsi intorno a cotesta celebre controversia,- non essendovi nemmeno segnatonel catalogoche ne dà il Gretsero (T. VII. p. 425. Operum Jacobi Gretserì socieiatis lesu. Ratisbonae 1706. fol.) a. De jurisdictione serenissimae reip. Veneta e in Mare Adriaticuni Epìstola Franci-sci de lngenuis Germani ad Liberium Viri-centium llollanduni adversus Ioannern Bap' tistani Vulenzolam llìspanum et Lauren-tium Motinum Roma num qui ju risàie tionem illam jam pridem impugnare ausi sunt. E-leutheropoli 1619. 4- Il vero autore di questa opera è fra Paolo Sarpi servita che la scrisse in italiana, e fu posta poi in latino da Ni-cò Crasso,a cui sotto il nomedi Liberio Vincenzio Olando fu addirizzata dal Sarpi sotto il nome di Francesco degl'ingenui. A caratteri ed a carta pare l’opera propriamente stampata oltramonti; ma fu impressa in Venezia che per essere città libera si diceva E-leutheropolis, e la carta e i caratteri si fecero venire di Germania, ed i torchi furono quelli di Antonio Pinelli ; le quali tutte cose riferiva lo stesso Crasso al suddetto padre Angelico Aprosio Vintimiglia (Visiera Alzata p. 52.), cosicché non è a porre in dubbio che autori yi sieno e il Sarpi e il Crasso. Il procurator Foscarini però ne ha dubitato (Letteratura I. 101. nota 272) dicendo che il Crasso parlandone col padre Aprosio intendeva di parlare della Satira Menippea di cui or ora diremo, non già dell’ Epistola Francisci de lngenuis. Ma il Griselini {Genio di Fra Paolo II. 53.) prova che YEpisto-la stessa è del Sarpi, e che il Crasso intendeva di parlare dell’Apiiio/a e non della Satira. E in fatti, pare a me, che chiunque legga il citato passo dell’Aprosio debba dar ragione al Griselini.