t ^ y 02.» ,, sa impegolata in una capella. Dice che poscia si faranno Fessequie solite farsi a'cardinali). ^19 i) Leggesi nel più volte citato elenco deli Olmo: i523. 23. marzo. Accordo con il taglia-pietia delli lavori di piera viva per la porta tutta, fenestre, colonelle, et altre fenestre, del capitolo et camera di sopra. D. Gasparo Cellerario. Vedi poi l'illustrazione all'inscrizione num. 2/J. (195) Così il Chronicon an. i523, e FOlmo Lib. V. italiano. (196) Sotto il Gabrieli fu ordinala la scala di marmo la quale guida alla parte superiore del dormitorio. L’ Olmo italiano (Lib. V) la pone sotto P abate seguente Giovanni da Crema, ma egli erra avendo ommesso di nominare l'abate Gabrieli. E che Andrea Gabrieli sia stato effettivamente abate lo attesta d Chronicon: i5a5 Andreas Gabriel Ve-netus abas S. G. Claustri ac dormitorii fabricae intentus scalam lapideam fieri curavit. vivebat 1526. 28 augusti et 6 octobris II Cornaro poi (T. Vili. 196) dicendo : magnifico opere scalam marmoream extrui mandavit, la confonde certamente colla superba scala del Longhena, di cui in seguito. Nel Sanato abbiamo due importanti memorie circa V ab. Gabrieli (Diarii Voi. XL. p. 4*4- mese di dicembre 15 2 ?. A s. zor-„ zi mazor questo anno fu fatto un bellissimo conzier e abate d. Andrea Cabriel nostre» „ zeniilhomo e tra le altre cosse fu posto certi adornamenti di letti bellissimi ebe dii „ vescovo di Lodi di caxa Sforcescba qual e richo di danari di gran valuta di yeludo „ di due. 4 milia con lavoro doro di sopra quali fece far per donarli a papa Iulio azio ,, lo facessi Cardinal ma morite e non li dete. el qual vescovo e alozato a muran. Edam „ erano belle spaliere dii sig. Lionello da Carpi fratello dii sig. Alberto qual e alozato ,, etiam lui a muran in cha di Prioli e done e homeni andono a veder. ,, Il vescovo era Ottaviano Maria Sforza di cui V Ughelli ne' vescovi di Lodi e in quelli di Arezzo. Non nota però' che fosse in Venezia del i52,5. L’altra memoria che abbiamo del Gabriel e del suo successore sta nel Voi. XLVI p. 182. 197. del e del 3i Ottobre i5ìj. ,, In cons. di X a’a5 fo leto una supliebadi frati di san Zorzi mazor atento in questi zor-,, ni e morto il suo abbate don Anarea Cabriel li a san Zorzi et consit sia una parte che ,, non possi venir abate ni prior alcun ebe non sia subdito nostro et atento non ne sia in „ la religion di subditi idonei, che per tre ani li sia concesso di poter venir abbate in dit-,, ti monasteri di san Benedetto, etiam che non siano nostri subditi etc. et posto la parte ,, per li cai di X andò in renga c Lucha Trum procurator e di la zonta e contradise e ,, stete assa a parlar e balotata non fu presa. Adi 3i ottobre poi si legge: In Cons. di X „ Item preseno la gratia di frati di san Zorzi mazor per tre ani di suspender la parte et ,, possino elezer abate di lhoro monasteri etiam di altri cha nostri subditi contradise e „ Luca Trum fo longo li rispose £ Alvise Gradenigo iterum parlo il Trum andò la par-,, te 18. 7. 2. et fu presa et fo rotto tanto bon ordine come erra. In quanto alla detta leg-,, ge proibitiva gli abbati e priori forastieri holla ricordata nella nota 192. {197) Cornesius malamente invece di Cortesius il Cornaro p. 196. Vili. (198) Il Cortese passò poscia all' abazia di Montecassino, e del 1^42 fu eletto Cardinale, delle cui gesta vedi gli scrittori di loro, e ultimamenteil Cordella IV. ìffi. Il P alle lo ricorda nel Capo 47 citando Antonio Iepez, il Pallavicino ec. Non tralascio di dire, essere Gregorio Cortese, quancF era qui abbate, ricordato con onore da Antonio Bru-doli a p. 82 terzo de'suoi Dialoghi della morale filosofi*- Venezia i&44- 4- fattl nel dialogo XI delta Virtù, interlocutori messer Donato Rolo, e /riesser Bernardo Felicia-no, dice il Rolo : Questa mattina mi era per tempo partito di casa per ire a vicitare il signor abate di s. Giorgio vero honore delle sacre lettere grece et latine et giunto la et intesa che alquanto era indisposto, invitandomi la piacevole stagione del tempo et il principio del mattino et la vaga amenità di quel luogo, mi feci aprire la porta del loro bellissimo giardino a uno de’frati di là entro, il quale è per se ordinariamente certo molto dilettevole, ma molto più in quell’ hora pel dolce canto di mille vaghi augelletti, che al soave spirare della aura empievano il cielo di piacevoli canti, et così me ne entrai in esso sapendo per altre volte che là fui, la vaghezza di quello esser mirabile ....