S. GEORGIO MAGGIORE 577 Fra improbabile che queste popolari tradizioni, che pur esse rimangono distrutte dalla esclusione della occulta di lui fuga, possano derivare dalla venerazione che per avvenlura si saranno allora guadagnata quei luoghi medesimi, a motivo delle particolari stazioni o benedizioni ch'egli forse \i avrà praticate. Cessar deve perciò ogni prestigio che recar potessero le innumerabili testimonianze di ogni genere che in contrario si raccolsero dai sostenitori dell’altro racconto ; le quali in sostanza (piando bene si pongano ad esame, si riducono ad un limitato numero di miserabili narrazioni e leggende, forse anche estese fino dalla prima metà del 1200, in tempi massimamente per Venezia infelicissimi alle buone cognizioni e alle lettere, ad oggetto soltanto di trarne profitto e di allettare il genio bizzarro del volgo, a cui sempre piace cièche sappia di straordinario e meraviglioso. Queste leggende medesime furono quelle che fatalmente negli anni ai qui riferiti più vicini e ad essi non molto dissimili per fiore di critica e di letteratura, trovarono luogo quali documenti preziosi appresso quei benemeriti cronisti veneziani e forestieri, che in allora forse con un qualche maggior studio di prima si accinsero a raccogliere le memorie dei fatti trascorsi. E ad un tempo per maggior disavventura accadde che in Venezia, non saprei se per le opposizioni clie loro si fecero, o per qualunque altro motivo, ne insorgesse a favor loro un siffatto impegno nazionale che nulla ommise per diffonderne e celebrarne ovunque i fasti, colle prose, coi versi,colle inscrizioni,colle pitture e con ogni sorta di documenti; il qual impegno a danno del vero divenuto quasi massima di stato, potè in certo modo mantenersi finché durò quella cosi longeva' repubblica, che pur bene a sua salvezza ebbe sempre in mira di tenersi fermamente attaccata alle vecchie cose. Lungo e tedioso riuscirebbe al presente un troppo minuto esame di tu'ti questi varii documenti veneziani: perloché ad oggetto di patria erudizione io slimo sufficiente di qui soltanto e-sporre alcune osservazioni intorno ai principali di essi ; ed incominciando da quelli che possono riputarsi i più antichi sono da ricordarsi, 1. Cronaca in lingua veneziana colla nota dei forestieri che allora (a. 1177) giunsero in Venezia. Da questo elenco particolare si può dire ch’essa ritragga l’unico suo pregio. Venne pubblicata dall’Olmo (IUstoria della venuta ec. p. 26 65 in fine) con sue annotazioni ai nomi dei forestieri, e queste si trovano assai più copiose nella seconda sua opera che sta manoscritta nella Marciana (t. VII, p. 58—9;ìPel confronto da me fatto sembra ch’egli abbia seguito letteralmente il testo di un codice forse del secolo XIV. ora custodito nella medesima biblioteca (n XXX. cl. V), che comprende unite le vite dei papi, ed imperatori fino al i5io. L’elenco medesimo con alcune variazioni nel numero dei suddet* forestieri si trova anche in altre cronache, e pariicolarmente in quella attribuita a Daniel Barbaro, nella storia manoscritta di Chiog-gia di Pietro Morari, ed in una cronaca che giunge fino al 1410 copiata da Stefano Magno (cod. Marc. DXIV. cl. ^ II). E’ da rimarcarsi che dove questa cronaca in lingua veneziana al-1’an. 1172 accenna il matrimonio accordato dal pontefice al monaco Giustiniani, si dice e fexe molti fiali dai quali vien i Zustignani al presente, il che certamente la dimostra di epoca posteriore al 1177. 2. Cronaca più diffusa in lingua veneziana trovata nell’archivio pubblico sul principio del secolo XVI, dal notajo ducale Alvise 'Zamberti in un codice in pergamena scritio in caratteie longobardo corroso. Fu pubblicata dal Bardi (Della Vitt. Nav. p. 129-136), ed è allegata dal Tartarotti (Rer. Irai t. XXV n 8), dal Foscarini (Letterat. l'en. p. 169) che rimarcarono essersene servito anche il Dandolo (vedi Rer. //r;/.|XII.5oi). La medesima è solo notevole per le inezie e vulgarità che racconta. Il Foscarini, che la vide, osservò che è scritta più di quattro-cpnto anni addietro, il che sarebbe al principio del secolo XIV. Essa esiste tuttora nel volume Primo Pactorum a carte 120 del Generale Archivio, e il Cicogna, che la vide egli pure, mi assicura che il carattere non oltrepassa il detto secolo XIV. 5. Cronaca della Carità latina. Il capitolo relativo a questa istoria preso da detta cronaca fu pubblicato dall’Olmo (1. c. p. 20-26), ed è conforme alla cronaca antecedente trovata dal Zamberti, ma con alcune maggiori interpolazioni. Viene essa attribuita ad un canonico di quel monastero, a motivo che vi si legge quidam forens is... venit ad hoc monasterium s. Mariae de Cantate ; le quali espressioni si rilevano quasi uniformi anche nella seconda qui menzionata cronaca volgare.