S. SEBASTIANO 466. 467), (1) nella quale si rallegra col fratello giovane studente perchè la fortuna gli abbia porta occasione di avere a maestro il celebre Paolo Manuzio, e lo esorta ad approfittare delle lezioni sue, a guardarsi dai vizii, e seguire la virtù. Ettore scrisse una storia del ìiegno di Cipro. Il Konigio (BUI. Vetus et nova. p. 65o) non dà il nome del-Vautore, ma il solo cognome dicendo: Podo-cattarys Cypmvs a. i566 historiam de rebus Cypriis edi curav'it; ma dal Porcacchi ap.11 ¿e’ Funerali antichi (Venezia 1574. fol.) sappiamo che ne fu autore Ettore. Egli ci fa sapere ove parla della pietra Amianto,che quel virtuoso signore (Hettore Podacatharo) cavaliere Cipriotto avendo descritto un suo libro che chiamava Ritratto del Regno di Cipro et essendosi curiosamente dilettato di vedere per quell’isola tutte le cose notabili et degne d’esser osservate haveva trovato anche questa pietra Amianto et fattone far tela ; et con molte esperiende confermato che nel fuoco non ardeva, ma si purgava et sifaceva bianca. Non credo che sia stata stampata cotesta storia. 6. All’ Abate Podocataro ( cosi senza nome ) scriveva Paolo Manuzio in data di Venezia 5 febbrajo i555 M.V. (Lett. Manuz. i56o. 8.p. 115) laudando la fermezza dell’animo suo e la prudenza sua nell’occasione della morte del reverendissimo arcivescovo-di Cipro vostro honorato zio ; e lo confortava a sopportare le avversità ; inoltre aveva caro d’intendere come passino gli studi vostri de' quali spero di vedere un giorno maraviglioso frutto ; cosi mi promette la vostra da me conosciuta diligenza e l'ingegno ec. Vedesi che questo aba-te Podocataro era giovane di età; e conghiet-turo che fosse Pietro Podocataro abbate della Vera Croce figlio di Ercole il cavaliere, nipote di Livio arcivescovo, del qual Pietro si è parlato da Cesare nel surriferito suo testamento. Di un llercole Podacataro poi parlano due latine lettere dello stesso Manuzio a Marcantonio Mureto, una delle quali è in data 1558, e in altra dice: Ilaec ante lucem cu-bans in lectulo amanuensi meo et jam meo-rum studiorum socio, dictavi, nobili adolescenti Cyprio Herculi Podocatharo qui cras patavium cogitai, teq. meo nomine salutabit. ( Epist. voi. I. p. idi. 173. 200 edit. 1720. Lipsiae ). Ma credo che sia diverso questo Ercole dal suddetto cavaliere, sia per l’età, sia per non avere qui il titolo di cavaliere. 7. Ambrogio Podacataro Cipriotto già discepolo di Stefano Piazzone da Asola, che in Venezia nel principio del secolo XVI aveva cattedra di umanità, fu nel 1^21 rettore dei Giuristi nello studio di Padova, e andato poscia a Roma multorum sacerdotiorum dignità tu m exornatus vitam honorificentissime degit (a. i526). Vedi il Piazzone Praefatio ad praeexercit. libellum. Venetiis. 4. e il Facciolati (Fasti. III. \.). 8. Prospero Podacataro da Cipronel 1546era professore nella Scuola d’Università di diritto civile in Padova. (Facciolati III. 189). A lui Lodovico Dolce in data 10 marzo i56o da Venezia dedicava le sue Comedie, ivi Giolito i56o. 12 ; nella qual dedicazione loda la dottrina sua et il bello giudicio che tiene in tutte le lingue più. nobili scrivendo lo devo-lissimamente e nella latina e nella volgare; e chiama poi questo dono conforme allo stato comico di Prospero, cioè, conforme allo stato nel quale per cagione di alcuni maligni ha rappresentato quasi una comedìa ; dico comedia per rispetto del fine che hanno avuto i suoi passati travagli dimostrando che tanto la virtù, per se medesima inalza, quanto pili altri col mezzo delle calunnie cercano di opprimerla et abbassarla. g. Giovanni Podacataro ha mss. la seguente : Orazione del sig. Zuanne Podacataro detta per lui avanti il serenissimo prencipe Alvise Mocenigo doppo la perdita del Regno di Cipro Vanno a' 17 maggio. (Codice Misceli. in s. Marco Classe VII. num. 649 car taceo. ) Comincia. Altre volte sereniss. prencipe, ili. sig. quando occorreva ai nobili nostri venir avanti questo sublime Tribunale ... . È una compassionevole descrizione delle calamità sofferte dai Cipriotti in quella occasione, e una raccomandazione di essere riguardati dal principe con dolcezza e carità. Il Podacataro parla a nome di tutti come ambasciatore; chiede ajuto onde poter ricuperare i suoi confratelli dalle mani degl’infedeli ; e fa poi un’apostrofe a un suo fratello (non dice qual nome avesse) che morì crudelmente e improvvisamente, e che molte altre volte ha potuto in questo medesimo luogo pe- (1) Nell edizione di queste lettere 1574 si è attribuita malamente questa lettera a Gabriel Barn-basi, sendo di Hettore Podocatharo, come da correzioni mss. di allora nel mio esemplare,