to argento, quae deportata est e Mediolano ab Abate Alabardo : circa quae Ulinus in Compendio anno i5g6. Nel libro Fabbrica trovo anch'io memoria delle seguenti argenterie : i5<p p. aprile Accordo con M Francesco Genova orese all’insegna della croce in Rialto de far duoi candellieri d’ argento a lire 8: soldi io l’onza, con le figure negli angoli della Madonna, s. Stefano e s. Zorzi ; 1096. 22 aprile. Accordo col suddetto per far duoi candellieri d’argento de liga bollato, e i5g5. 22. zugno. Accordo con Zuanne batista Risoleti orese all’insegna del IHS di far quatro tabernacoli d’arzento lavoradi secondo el disegno da me presentato per due. 80 l’uno di fattura, dando l’ar-zento el Monastero. Queste ed altre argenterie furon fuse per conformare altri capi di argento, e specialmente sei grandi candelabri d'argento per l'aitar maggiore. Vedi nota 245.
(201)	Ab. Machael Alabardo in secundo suo regimine an. x ^96 cum multa parasset prò fron-tispicio etc. et nummi defecissent, 6000 due. mutuo accepit, quae sine duino brevi persoluta. (Valle cap. 43).
       Leggesi ne' Registri delle spese del monastero veduti dal Rossi : 1597. 6. giugno Accordo delle pietre veronesi per la fazzada del P. D. Micbiel e del sig. Leonardo Donato procuratore del Monastero con Alessio di Cecchin Tagliapietra in s. Ambrosio di Verona.
(202)	La Cappella de' Morti fu cominciata sotto Pah. Alabardi, col soprappostovi Coro della Notte nel i5g2. Girolamo da Potenza ne' mss. citati del Valle (Cap. 47) lauda molto la bontà e l'operosità dell'ab. Michele Alabardi, aggiungendo quod in summis principum ne-gotiis pluries fuerit deputatus; et a Cardinale Farnesio ad Regem Hispaniae legatusmissus. E dice che la sua immagine è probabilmente quella prima fra’ monaci che vedesi nella palla del Tintoretto alt Altare di s. Benedetto, essendo stata essa palla dipinta sotto del regime dell'Alabardi. E l’Olmo, che visse con lui, dice che era uomo di grande statura, e piegava più. al magro che ad altro ; ed il suo camminare era grave con gli occhi a terra. Lo chiama eloquentissimo, e di vivacità naturale. Il perchè prima di essere abate i padri lo avevan messo compagno del Procurator in Roma, dove fattosi conoscer utile, il Cardinal Farnese il vecchio si servì di lui in importantissimo negozio verso la Maestà Cattolica di Spagna, con ottimo e sollecito successo. Ritornato a Roma fu eletto procuratore Generale ; e in tal carico fu lodato da' padri del monastero di Montecassino in certa loro causa nella quale riportò vittoria. Poscia fu abate di s. Maria di Far fa, poi di s. Faustino di Brescia, e finalmente di s. Georgio Maggiore.
(a33) Ciò fu nell'occasione che Clemente Vili l'anno 1698 s’era portato a Ferrara, dopo r accordo seguito tra esso e Cesare d' Este. Il Morosinì ( Lib. XV. p. 209 ) dice che allora presso che tutti i Cardinali recaronsi a vedere la nostra città, e che vi furono accolti con ogni possibile pubblica onorificenza.
($34) L' Olmo nel Lib. V della fine dice : „ Furono anche negli stessi tempi (1098) in „ Venezia altri Cardinali, e vi fu il signor Baronio che non era ancora Cardinale, il „ quale lette le inscrizioni poste all’altare di s. Stefano, le lodò, e piacque a quel signo-,, re certa soluzione di contraddizione, perchè per ¡sciogliere ogni dubbio che potesse „ generare 1’ epistola di Luciano, pose il Guidi (che delle dette fu autore) la traslazio-„ ne fatta da Giuliana a Cpoli delle ossa di s. Stefano ne’ tempi di Costantino d’ Era-„ elio, il che piacque al Baronio, e dice, spiacergli non aver vedute dette inscrizioni a-„ vanti. E tOlmo parlando di se sieguei E certo spiace ancor a noi che non viva og-„ gidi tanto uomo che speraremmo forse non aver inutilmente scritto quanto abbiamo •„ detto di s. Stefano predetto nel libro secondo. E stimiamo che anche detto signore a-,, vrebbe se non lodata l’opera nostra almeno non dannata Vedi la illustrazione al-,, r inscrizioni 12. i3.
(255) Sotto il governo di Iacopo San Felice troviamo nelle Carte volanti del monastero del i6o5 12 agosto. Conto del salizzado de tutta la fabbrica dell’ Infermaria nova ; e si sa che dello stesso anno i6o5 si comperarono sei manti (Manti e Brocadello) che furono del doge Cicogna per due. t3oo ; e per ricamarli e disegnarli si spesero altri due. 290 (prò iisdem bracteandis ab Andrea bracteatsre, sive recamatore, et ab Alexandro Merli