5o4 S. GEORGIO MAGGIORE neli’opu«colo: Praeexèrcilamentorum(Venetiis Peraltro due magistrati in seguito ebbe, dei 1526. 4.) e propriamente nella prefazion * ove quali certamente trovo menzione: impercioc-fa enumerazione di moltissimi suoi scolari, gli fa chè fu uno de’ tre Savii sopra ufficii, cui spet-questo elogio: Non silenno involvam loanne.m tava di rivedere i conti di molte magistrature, Mariam Alemum qui quantum ingenio, memo- e vegliare alla esecuzione delle leggi ; a i qua-ria, et studio valeat quadam sua declamatio- li Savii fin dal 1484 era stato accordato l’inni in schola nostra habita cui viri tam maximi gresso nel Senato col gius di suffragio. Fuan-quam doctissimi interfuerunt , faciliime de- che Provveditore sopra Conti, carica creata fi-monstravit, qui et ipse mox in iure civili mul- no dal i474 che presiedeva alla revisione tum profecit, ut ad causas forenses longe ap- de’conti delle soggette magistrature, de’sor/or fiat. Passò poscia in Padova ove prese la praccomiti di galera, de’ governatori di na-laurea in ambe le leggi (1) e riusci uomo ver- ve ec. Il genealogista Cappellari dice che natissimo nelle scienze anche sugli esempli e fu occupato anche nelle ambascerie, ma nel sulle lezioni del chiarissimoGiambatista Mf-m- Registro degli Ambasciatori non trovo il suo j iao suo zio, del quale qui pure diremo. Seb- nome ; so bensì che del i556 fua Roma quan-ene fosse Giammaria occupato, anzi, a meglio do Bernardo Navagero v’era ambasciatore per d> re, disturbato da' familiari e da’pubblici ne- la Repubblica, come il Memmo stesso testifica gozii a’quali, contra la naturai sua inclinazio- nel libro del Dialogo che citerò più abbasso; ne, attendere doveva, non intralasciò di seri- ma vi fu per alcuni suoi particolari negozii e vere e di stampare onde lasciar anche dopo di se per riveder quella Corte, non già in figura pub-monumenti degni del suo sapere; ed era, a dire blica. Il Cavalierato io tengo che l abbia avuto del Ghillini, uomo di così rara eloquenza che da Carlo V non perchè a lui sia stato d’ordine tirava a se gli animi di quelli che con lui trai- pubblico ambasciatore, ma per avergli intito-tavano in quella parte che. più. desiderava, lata una sua opera, ed essersi sempre dimostro Quali cariche però in Repubblica abbia preci- bene affetto e buon servitore di Casa d’Au-puamente sostenute non saprei specificare. So stria (a). Varii anni in Padova si trattenne per che del i552 fu escluso dalla ballottazione al esser più libero dalle cure di Venezia; ad imicarico di Savio agli Ordini cui aspirava, e ciò tazione di altri dotti nostri patrizii i quali repu-perchè aveva brogliato il posto. La cosa è det- tarono sempre quella città per un tranquillo a-ta dal Sanuto (LV. 390 Diarii) così: Adi 11 silo a’loro studii, come fu il Bembo, Trifon marzo i53a. siando in eletiom per far i savii Gabriello, Andrea Morosini storico, Nicolò Conai Ordeni.... apresentono alla Signoria una po- tarini che fu poi doge e storico anch’esso, ec. liza di nove delti eletti savii agli ordini visti Mori il Memmo in Venezia, secondo il da me per loro in corte di Palazo ozi aver procurato veduto registro Sanitario de’ Nobili, nel 18 set-li quali sarano notadi qui di scto e fo stridalo tembre 1 .”>79 d’anni 77 (settantasette) dopo es-tuttinove non potersiperaverprocurato. Fralli sere stato infermo molto tempo, nella parroc-nove è Zuam Maria Memo q. c Nicolò, chia di s. Giustina. Da ciò vedesi esser falso (1) Il Papadopoli (I. c.) dice che studiò in Padova sotto i professori Giovanni Campeggi, Filippo Decio, e Carlo Ruini, e che venne addottorato tre anni avanti la lega di Cambray (triennio ante bellum Cameracense) Ora la léga di Cambray ebbe cominciamento nel i5o8; quindi il Memmo avrebbe ottenuta la laurea nel i5o5. E come ciò potéva essere, se nacque circa il i5o2? E come anche poteva udire que’professori, se il Campeggio nel i5o4, il Decio nel i5o5, il Ruini nel 1009 dieder compimento in Padova alle lezioni loro, come scorgesi nel Facciolati ? (2) Apostolo Zeno nelle annotazioni alla Fontaniniana (p. 324. vol. II) dice : fu fatto cavaliere dall'imperador« Carlo V, al quale andò ambasciadare per la repubblica ; e tanto ripete l’autore dell’illustrazione del Prato della Valle ; ma ripeto che non è il nome suo fra gli ambasciatori nemmeno a Carlo V. E credo piuttosto che questo imperatore gli abbia conferito quel titolo per avergli il Memmo presentato il libro della Sostanza e forma del Mondo. Vedi in seguito nell’estratto che fo della prefazione. E’certo poi che quell’onore ebbe <’opo il i557, giacché avendo il Memmi in quell’anno dedicato al cardinale Grimani un libro di suo zio Giambatìsta Menomo, come vedremo, non si dà il titolo di cavaliere; titolo che si diede negli altri suoi libri.