SAN GEMMANO tosto apertamente scrivere dal segretario syo a Lotti in Venezia. Il quale, non tuibatosen punto, ma scherzosamente anzi quel grand uomo cqjtipiangendo che volesse dei di lui errori caricarsi, spedi all’Accademia Inglese attestazioni in gran numero di persone che lui avea-no veduto persino scriver le note, d’altre che avean cantato il madrigale sul primo abbozzo presso di lui.- quella di Ziani aJlor maestro di cappella presso l’imperatore, cui aveva egli Spedito il madrigale appena scritto : quella del poeta Cesareo Pab. Pariati che gliene avea fornite le parole.- ed altre [di personaggi molti di Vienna che render ne poteano buon conto. Bo-noncini, cui venner tosto dall Accademia colla scherzosa risposta di Lotti comunicati questi Documenti, col rimanere in un vergognoso silenzio condannar si dovette da 3e medesimo e figurar come la cornacchia d’Esopo. Non tacquero però gl’inglesi che tutto ciò anzi pubblicarono stampando un libretto (Londra 1732) glorioso all’uno e ignominioso alla fama dell’altro maestro. Possa ogni calunniatore avere il destino di Bononcini : ma perchè l’abbia vogliasi da tutti imitar la giusta e leale condotta del-PAccademia Inglese. Frammezzo a questo genere madrigalesco ed al teatrale, di cui tosto parlerò, piacemi collocare una lodatissima cantata a quattro voci intitolata il Tributo degli Dei composta da Lotti nell’anno 1736 per rallegrare, com’era costume, le splendide mense ove il doge di Venezia banchettava con regia magnificenza nei giorni solenni della repubblica i sommi Magistrati, e gli estrani Oratori: come pure la bellissima Pastorale che incomincia Sommo Duce in trono assiso scritta a quattro voci essa pure per egual occasione. Sono ambedue queste composizioni accompagnate da violini, e dal contrabbasso, a differenza di tutta la musica per la ducale cappella ch’egli scrisse costantemente senza stromenti. Molte composizioni teatrali ossia Drammi in Musica e sempre con ottimo successo diede l’autor nostro alle scene di Venezia. Il catalogo manuscritto di Antonio Groppo, ed i relativi libretti stampati che nella Biblioteca Marciana si conservano, danno prova che sedici Drammi egli pose in Musica in Venezia dall’anno i6g3 al 1717 per li teatri di s. Angelo, s. Cassiano, s. Giovangrisostomo, e s. Giovanni paolo. Nel primo d’essi intitolato il Trionfo dell’ Innocenza che nell’anno 1693 fu cantato, il prologo del libretto avvertiva il pubblico che il giovinetto Antonio Lotti tutto modestia comparisce con le sue virtuose priniitie. Più volte il nostro celebre Apostolo Zeno gli formò la composizione poetica: l’ultima coll’Alessandro Severo, cantato in s. Giovangrisostomo l’anno 1717, alla qual epoca Lotti da’teatri di Veneziacongedos-si per sempre. Il citato P. Martini nella suddetta opera sua di lui parlando con lode somma afferma aver egli posti in musica varii drammi per Venezia e per altre città: e dirà il vero quel pregiabilissirno scrittore.- che anzi il veder io come dal 1696 fino al 1706 nessuna composizione desse egli alle scene di Venezia, e com’egli godesse d'una singoiar estimazione massimamente in Bologna ove Parte musicale avea molti e distinti cultori, mi fa tenere che in questo decennio e forse anche negli anni successivi al *719 egli appunto in altra città d’Italia, maestro d’alta fama qual era, fosse chiamato. E quanta veramente questa fama si fosse anche nel genere teatrale dal fatto seguente si conoscerà. Nella Germania penetrato ancor noa era a quell’epoca il buon gusto de’drammi teatrali italiani. Però la corte splendidissima del Re di Polonia in Dresda era assai desiderosa di godere tali spettacoli .• e poiché il nomedi Lotti nostro eravi risuonato cori gran lode, volle quel magnifico Re ed Elettore di Sassonia Augusto II ch’egli appunto il primo portatoc là ne fosse. Ottenutone dalla repubblica il necessario permesso, ivi Lotti recossi in sul finir dell’anno 1717, e diede nel successivo carnovale 1718 alla scena un Dramma intitolatoci odj delusi dal sangue verseggiato dal Veneziano poeta Antonio Maria Lucchini, che fu accolto co’ più alti segni d’approvazione, e l’autore arricchì di larghe ricompense. La di lui moglie, di cui dirò fra poco, cantò nell’opera, e vi riscosse alti plausi oscurando perfino la sua rivale la famosa Polacchina, ossia Livia Costantini, la quale assai ben accetta al pubblico non meno che alla Corte cantava negli /«• termezzi. Quanto suntuosa fosse l’esecuzione del dramma ornato di tre grand’intermezzi si può dedurlo dalla nobil edizione che fecero del /¿¿re/fo que'tipografi Riedele Stoffel, apponendovi di contro anche una versione in prosa fran* cese, onde l’italiana poesia fosse meglio intesa e gustata. Circa due anni stett’egli assente di Venezia in compagnia della moglie.* nel qual tempo questa cantò ne’concerti di Corte, ed egli scrisse de’pezzi di musica di gran valore, dei quali alcuni conservami in Lipsia dallo stara-