— 26 — mocrazia ! Abasso Zogollovici» e Zogoilovici riposava «né gure té bardhe» e stava a Homesh e nessuno lo assaltava. Dall’Hótel «Bristol», nella capitale della Jugoslavia collo stato maggiore di vari ufficiali devoti introduceva in tutta l’Albania, senza vergogna alcuna le trame di una propaganda intensa. Il nostro governo, detto da noi «il governo dei guanti» non effettuò quella forza, quella energia che si richiedeva contro una propaganda sì scaltra. Il popolo la battezzò per debolezza ed avvezzo a giudicare dai successi e dagli immediati interessi prese a vacillare ed a perdere le speranze di un governo democratico. Popolo di lettere e senza lettere pensava e si figurava che ad una democrazia si potesse dare fondamento e si effettuasse nel breve intervallo di quei sei mesi. Secondo la zucca di codesti sciocchi, la bandiera della democrazia non era il frutto di una lunga e faticosa evoluzione, ma due metri di tela rosso e nera con la scritta «Democrazia». L’inganno poi del popolo, che si vide corbellato con un governo illegale per legale; il rifiuto delle potenze estere di riconoscerlo; l’avvento al potere nel gabinetto di Belgrado di Pasic furono causa di far rinascere le speranze dei Zogollisti. Cotestoro non temevano più di dire apertamente colla sfacciataggine e sicurezza, che offendeva ogni patriotta : «Questo Governo non ha potere di sorta, a nulla è capace, ci vuole Ahmet-Zogu. Lui è l’uomo del governo». Viene pubblicato il decreto per le elezioni. In un lampo si propaga la parola d’ordine: Astensione: è la parola di Zogolli. Ahmet-Zogolli lo sa bene che le regolate elezioni sarebbero la sua morte. Un governo con un parlamento uscito da regolari elezioni doveva esser riconosciuto legale e legali pure le opere dello stesso, tra le quali la condanna di crimine di colui che uccise gli americani ed il fratricida, quindi egli doveva per prima rispondere dei suoi delitti.