ALLA CHIÈSA s Paolo. Venezia 1789 per Silvestro Gatti. 4-Abbiamo eziandio di lui, ma col nome Arcadico Nleandri Jassei un altro opuscolo inlitolato: ,, Plausus et concursus popularis dum excel- v lenlissimus D. D. Franciscus Pisaurus Divi Marci procurator procerum corona stipatus ,, ad Regiaoi accedit. ,, Comincia : Quis sonus altonitas... E un elegia di 280 versi con annotazioni, impressa dal ZaMa in senz’anno; ma si sa che il Pesaro fu eletto procurator di san Marco nel 1781. Un’elegia dell’Azevedo col suo nome proprio, si legge a p. LXVI del libro : Componimenti poetici per 6'. E. il N. U. Giulio Panciera conte di Zoppala nella partenza dal suo gloriosissimo reggimento della città di Chioggia. Venezia Zatta 1789. 4- E anche nella raccolta di Yoesie pel solenne ingresso di S. E. Domenico Michiel alla dignità di procuratore di s. Marco (Venezia Fenzo 179* 4.) a p. XXXVI avvi col nome Emmanuelis de Azevedo inter Arcades Nicandri lassaei un Carmen gratulatoriurn che comincia O decus DI S. AGNESE 6a5 heroum... E forse ne saranno degli altri in altre raccolte di quel tempo. Veggasi oltre il citato Supplemento alla Biblioteca Gesuitica, Roma 1814, anche il Supplementum Alterum. ih. 1816, in cui si lauda la vita di s. Antonio scritta dall’Azevedo. L’autore di que’ due Supplementi è il p. Raimondo Diosdado Caballero gesuita spagnuolo come si conosce dalla approvazione del Maestro del Sacro Palazzo ch’é appiedi dell’Appendice dell’Opera. 11 lavoro però merita, a giudizio comune, di essere rifatto, stante varie e non poche inesattezze, siccome osservavami Marco Procacci chiarissimo Pesarese letterato. A pag. 204 insc. 17 si noti di Nicolò Cere-sato il seguente opuscolo in gran folio .-„ Chri-„ stianae pacis, Caedisque Turcicae Àuspex „ Pontificàtus Carmen Nicolai Ceresati in di-„ vae Agnetis Venetiarum presbyterititulati il-„ lustrissimo atque excellentissimo D. D. Prin-„ cipi Equità ac D. Marci Procuratori Antonio „ Othobono sanctissimi D. N. Aiexandri VIII. Ne’ primi giorni del corrente Dicembre ebbero luogo gli opportuni escavi, e nel decorso Lunedì 9,4) venni gentilmente invitato dagli Artieri medesimi ad assistere alle esplorazioni, delle quali ne porgo qui i risultamenti. Alla profondità di metri 4- 20 sotto l’attuale sclicia'o della strada, e metri 3: 10. inferiormente all’orizzontale ili comune alta marea, esisteva un semplice Telaio composto di otto Legni Quercia Rovere grossi 26. centimetri, il quale Telajo , lungo sul lato esterno metri 8. 5o, divideva la base del fabbricato in nove eguali parti rettangole. Di queste nove parti una solamente, cioè quella del centro, era inofficiosa; le altre otto che sostener dovevano il peso della Torre, erano stipate di piccoli pali di legno dolce, conficcati nel fango, niente più lunghi di circa un metro, e grossi da 8 a 10 centimetri, la cui testata si trovò a perfetto livello con la superficie del ripetuto Telajo. Un suolo di Tavoloni ossieno Madricri di Rovere larghi 35 a 4° centimetri, erano distesi tra il corso interno e quel- lo esterno del Telajo, in modo che in tutta la lunghezza loro di metri 2- 85. toccavano esattamente tanto su’legni del Telajo medesimo quanto sulle testate de’ piccoli pali di legno dolce: questo suolo alle sue estremità era assicurato al Telajo con grossi chiodi di ferro a testa quadrata come pure con eguali chiodi erano conficcate le estremità e le incrociature del ripetuto Telajo. Stava al di sopra del suolo di Madricri uno strato continuo di Legni rovere grossi centimetri 26. fra loro posti a perfetto contatto, con le testate unite e combaciate sulla direzione delle due diagonali della base , ossia del sottoposto Telajo. A quel punto cominciava la massa murale consistente in grossi sassi regolari di Pietra d’Istria cementati con malta : questa muratura s’innalzava fino a metri 2. 80 dal Tellajo, grossa in base metri a. 5o -- all’ alto metri 1 : 80 cou internamente la scarpa di centimetri 20, ed all’esterno di 55 centimetri. Sorgeva quindi un Regolone alto 60. centimetri , e sopra ad esso altro egual corso di centimetri 5o, il cui lembo superiore trovavasi in linea col lastricato della strada. — Continuava poscia ad innalzarsi la canna della Torre con muraglie di mattoni cotti. Anche i varj strati di terreno, che dal lastricato dell’ odierna strada vin succedendosi fino alla suaccennata profondità di metri 4 20, cioè fino al livello superiore del Telajo, meritano osservazione per l’ordine in cui sono disposti. Eccolo Metri ». Rovine. J. Conglomerato arenaceo, ossia il cosi detto Caranto 0. 60. Creta impura mista a fango. 1. 60. Creta pura sotto la quale uno strato di fango, d’ignota grosscssa, in cui sono conficcati li piccoli pali di Legno dolce. Molte sono le considerazioni che vengono suggerite dall’esame di questo importante manufatto; v’ ha sua parte l’uomo d’arte, ve l’ha pure il filosofo, l’osservatore della natura, il quale scorge riconfermato il fenomeno tante volte e da tanti a vicenda sostenuto, e contraddetto, quello cioè, del progressivo innalzamento del mare , stantechè ritenuto, anche in questo caso, che li due corsi o regoloni alla base di essa Torre i quali abbiamo ricordali più sopra, fossero a giorno, come si è sempre usato, singolarmente in edifizii di questo genere, e ritenuto altresi ebe 1’ odierno limite dell’ordinaria alta marea sia quello del Secolo XIII, ne conseguirebbe che in origine, la Torre di Santa Agnese di Venezia sarebbe stata posta su di un suolo soprastante alla comune alta Marea soli 20 centimetri, cioè meno di 7 oncie del piede Veneto, la qual cosa non può essere che sia stata, mentre in ogni tempo ebbero gli antichi somma attenzione in posizionare le nuove fabbriche, per modo che non restassero allagate, in caso veruno, dalle solite intumescenze di mare, ed il mare, anche senza essere agitato da burrasche, lo vediamo spessissimo crescere molto più di 20 centimetri »opra comune ; resta con ciò comprovato l’innalzamento progressivo della comune marea;per