5ao S. GE0RGI0 dice Mìcheletti perche correvano sotto gl’im-peradori greci, otto de’quali ebbero il nome di Michele. Ora proseguendo 1’ autore del-l’opuscolo dice , che del 1740 s> scoperse la moneta stessa del doge Michele consistente in un piombo, e piombo non di ducale , ma coniato per moneta, del peso di caratti 78 della quale dà il disegno a p. 9. Prosiegue a spiegare la moneta, ove da una parte ravvisa san Marco che porge una croce al doge colle parole DjsJlHA (Dominicus Michael) e S. M. (Sanctus Marcus), dall’ altra un s. Marco, entro una porta, con una croce sulla veste, e all’ intorno le sigle s- M. v. vin ( Sanctus Marcus VenetusVindi) e conclude che queste monete di piombo si dissero poi Micheletti (Galliciolli le chiama Michielati p. i5q. T.VI. ) , no» altrimenti che dal nome degl’imperadori greci si dicevano Michehtù quelle delle quali scrive Guglielmo di Tiro. 11 Muratori (Dissertai. XXVIII, p. 600 dell’italiano) le chiama Michelati cioè soldi battuti da Michele imperadore di Costanti-napoli Ilo veduta ed esaminata anch’ io la moneta di piombo di- cui parla il Pasquali-go ; non m’ mpegno di dire se sia antica, cioè del tempo stesso dal doge Michele, e se le sigle possano con tutta tranquillità attribuirsi a quel doge. Si sa qpanto facili siero le falsificazioni in questo genere di cose, e ne abbiamo prova in tutti i piombi Tie-poli, e Coerarii. Ma data anche l’autenticità di quella moneta, e che spetti propriamente al doge Michele; io tengo ch’essanon sia quella, di cui intesero gli storisi di parlare, imperciocché quasi tutti dicono che le Monete fatte coniare dal Michele eran Monete dì cuojo ; e se il Sanuto dice che v’è chi le asserisce di rame, egli però tiene fossero di cuojo; e nessuno prima del Pasqualigo io conosco che dica essere state di piombo. Di questa scoperta non si parla che dal Pasqualigo possessore, e il Gradenigo non vi diede luogo (almeno rammentandola) nella serie delle Monete Veneziane da esso possedute (Zanetti. Monete T. Vili fol.) L’ altro Zanetti che .parla dell’Origine e antichità della. Moneta Veneziana, non la ricorda (Ven. 1750, 8.) Infine il Carli (Delle Monete ec. p. 20, 21, Tomo I) r/petendo che il doge Michele fece batlere Monete di cuojo, dice che il Senator Pasqualigo battezzò un piombo pec la moneta del doge Michele ; ed anzi in maggior prova che la moneta era di cuojo e MAGGIORE non d’altra materia, allega un passo di una Scrittura che sta nella Libreria Cesarea di Vienna in cui si dice D. Michael dux cum ... inopia pecuniae laboraret monetam . ,. ex corio fieri fe.cit quae vocabatur Michaeleta. Dalle quali tutte cose io conchiudo che quel piombo, di cui il Pasqualigo , non è la moneta di cui paria-io gli storici. Se fede si potesse prestare al Minizzi (p. 74, 7.1. Parte prima della Moneta Veneziana »818. 4-) l’abate Mauro Boni dopo tanti secoli sarebbe stato il fortunatissimo possessore di una delle veridiche monete di cuojo del doge Michieli, la cui descrizione è differente da quella che dà il Pasqualigo della sua di piombo, sebbene il Minizzi, contra il suo costumo, non ci abbia dato il tipo di questa Moneta di cuojo. Ma già si sa qual fede meriti quell’opera, bastando leggere quanto ne scrive 1’ erudito conte Leonardo Manin nel T. i. p. 167 deU’Esercitazioni dell’ Ateneo Veneto. Del i5g2 come accenna Flaminio Cornaro (Notizie delle chiese venete p. 157) nelle fondamenta della thiesa di s. Lorenzo che stavasi rifabbricando si son trovati due gran vasi, che noi diciamo zarey ripiene di monete moresche d’ oro di grandezza alcuna di esse di du» zecchini, con caratteri arabici impressi; e fu fin d'allora opinione che tali monete spettassero già a’dogi Domenico Michele, e Vitale II Michele, e che fossero state colà nascoste in occasione del popolar tumulto onde rimase ucciso il doge Vitale nel 1156. 2. Si è anche detto che Domenico Michiel recò a Venezia le due colonne di granito orientale che furono poscia erette nella Piazzetta di s. Marco l’anno 1180 dall’architetto Nicolò Barattiero. Il Sansovino veramente altro non ha se non se quelle due colonne furono condotte da Costantinopoli, nè assegna anno, aggiungendo ch’eran tre, e che una di esse caduta in acqua non si potè mai più rinvenire, malgrado le indagini fatte (Lib. VIII. p. 116), e il Sanuto scrive (p. 5oi.5o8)chedel 1171-1172 vennero condotte in Venezia (non dal doge Domenico) ma sotto il doge Vital Michele II; al quale storico esatto in generale anche nelle più minute circostanze, 10 presto fede; e tengo che lo avere da alcuni posteriori attribuita tal cosa al doge Domenico Michele, non sia che uno sbaglio di nome. Fra quelli che attribuironla al doge Domenico è Nicolò Antonio Giustiniani Del'