3l 2 (i58) La scheda comprovante la consacrazione dì questa chiesa fatta nel i4i<). del mese di giugno è stampata nel Cornaro T. VII l.p. 168. 163. ed è mss. nel Processo dell'archivio num. 8. Ivi è pure quanto riguarda il To/nasini. Nell’ Olmo poi sì nella storia latina , che nell' italiana tradotta avvi per esteso riportata la Lettera che il Tomasini dal Concilio di Costanza scrisse all'abate Michele esortandolo ad assumere il carattere sacerdotale; carattere peraltro che non assunse se non se nel 1418 dopo che il Tomasini era ritornato in patria. (i3g) Ciò tutto apparisce da' Registri del monastero veduti e citati dall Olmo nel Libro IV della Storia italiana, e della latina, le cui parole son queste : Impensas quascumque veluti oeconomiae libri demonstrant, quae ab abate fiebant, e monasterii, non peculiari-bus pecuniis extitisse, illud indicio est quod sint scriptis singula accuratissime commendata. Bis enim terve Ioanni erogata ab Oeconomo pecunia , ut et monachorum victui atque aedificiorum reparationi dicasset, deinde rem Oeconomo explanasse legi. Itaque religiosissimus abbas sacras vestes, quae dissutae erant, saepius renovari jubet. Argentea quoque Pyxis ss. Eucharistiae servandae, tum sacri e membranis libri majores quos perquam eleganter conscribi compararique pro ecclesiae commodo demandavit, fuere egregium piissimi antistitis opus. Missale inter caeteros auro exornatum 24 aureia emit.... Nosocomiurn quoque inter insulam construí iussit, quod ea insulae regione ponebatur, quae s. Marci forum respicit, Claustri meliorem partem obtinens. Nunc penitus solo aequatum est curn ad annum 1611. perduraverit. (i/^o) L'Olmo nel detto Libro IV latino prosiegue : Patavii quo in loco diu commoratus est ingentem librorum supellectilem parasse , quibus plurimum delectabatur atque assidue utebatur, accepi. Sane optimum juvenem rerum in primis scientiae, quo aliis, tutius praesideret, incubuisse deprehendi. Interim vicario, qui monachos regeret, usus est . . . Vedi anche il Cornaro T. Vili, p. 169. (141) Di L odovico Barbo vedi nel Cornaro pili notizie ne'siti che appariscono dall'indice f. XV, p. 1^.1. 142., inoltre vedi quanto ne scrisse il padre Giovanni degli Agostini nel voi. a, degli Scrittori Veneziani. (i4») Sotto quest' epoca si fu memoria di una delle più. antiche proibizioni di strepitare, 0 incommodare in qualsiasi modo dinanzi a' monasteri-, 1429 proclamado ex mandato illmae dominationis ne de caetero audeant ludum faceré tripudiare aut similia super territorium nostrae insulae sub poena due. 2^. Di queste proibizioni ho in quest' Opera recati esempli anche scolpiti in pietra, ma tutti di epoca posteriore. (143) Il Valle nel capo 46 parla a lungo tanto della riforma 1411, quanto di questa >4*9 procurate ambedue dall'ab. Michele, notandone gli Statuti e citando i mss. dell Olmo nel Tomo 2. fol. 556, e fol. 586. Egli osserva poi essere falso quanto asserisce il canonico Lonigo il quale in una sua allegazione fatta al Doge nel tempo dell’ab, Alvise Squadron ( che fu dal 16.41 al 1646 e dal 1651 al f 654») intorno alla dipendenza del-la chiesa di s. Geòrgia Maggiore dal solo serenissimo Dominio e intorno alla totale immunità sua dalla chiesa Romana, ha detto che per aver promosso questa Riforma 1429. V ab. Giandomenico Michele fu scacciato dal monastero ( fuit exulatus ), mentre tale notizia non trovasi nè nel Compendio della Storia del monastero inserito nel capo 4. del Valle, nè nei manuscritd del Cenobio. Dell' ab. Giandomenico Michele vedi anche nell' Indice del Cornaro p. aay- E del monaco Teofilo Michele pur Veneziano parla VArmellini T. 2. p. 196, dicendo che scrisse : Epistola super obitu et mirandis vir-tutibus patris et domini Bartholomai praesbiteri ( questo Bartolomeo fu canonico romano della famiglia Colonna ). (144) Intorno a questo avvennimento, ecco quanto il Moreni dice a pag. 271 del Viaggio per l’alta Italia del ser.0 principe di Toscana poi Granduca Cosimo HI descritto da Filippo Pizzichi. Firenze. Magheri. 1828. 8. s» Qui mi richiama alla memoria il celebre Cro-« cifisso di legno, eh' è in essa chiesa ( di s. Geòrgia Maggiore di Venezia) su di un » altare, il quale da alcuni scrittori veneti vuoisi sia quello fatto dal nostro Filippo di n ser Brunellesco. Di esso così scrive il Borghìni a p. 2.54- del suo Riposo : Donatello „ avendo finito un Crocifisso di legno che oggidì si vede in s. Croce ( di Firenze) glie-