— 64 — te molte, non sarebbero rimaste reliquie del nome cristiano tra i Dukagini. Al primo annunzio della rivolta il governo aveva dato Fallarmi alle tribù mussulmane della media Albania. Gli abili alle armi di Lumia, Libra, Matia, Kruia, Luria e via via si misero in cammino. Gli Hogià di queste regioni si imposero il dovere di dare i segnali di guerra santa. Il fanatismo maomettano si svegliò. Maometto doveva ancora una volta misurarsi con Gesù Cristo. Non mancarono poi i turchi di Postripa e di Scutari ad offrirsi all’uopo. Oltre al motivo religioso presentavasi a loro l’occasione propizia di vendicare le uccisioni, i danni immensi, le rapine, i rubamenti, gli oltraggi avuti dagli slavi al tempo della guerra balcanica. Cristiano per cristiano per loro era tutt’uno. Un vero mare in burrasca, rotte le dighe, allagava e rovinava i poveri Dukagini. Non è facile descrivere i mali arrecati alle tribù. Vediamo quelli di Shoshi: essi ci presenteranno un’idea se non giusta almeno presso a poco vicina agli altri. I soldati regolari ed i civili armati che dovevano umiliare questa tribù eransi raccolti sulla pianura detta «Shtoja». Da qui marciando per la valle del Kiri vennero a Prekali. Trovarono un intoppo al Gur i Kuq. Vedendo l’imposibilità di sforzarlo, ritornarono a Prekali sulle proprie orme e attesero che venisse qualcheduno di Shoshi a segnalare la resa. Perdettero alcuni dì. Prekali se altri danni non avesse avuto che quello di dover spesare questa gente ne avrebbe avuto abbastanza. Fu deciso di lasciare Hassan-Begu a Prekali; intanto Fycyri-Dinjia con Hamid-Ciallaku ascendere a Suma, da qui andare a Kiri e da Kiri entrare in Shoshi ; così si eviterebbe il passo di Gur i Kuq. In tal guisa fu fatto. Nel mentre Hassani stava a Prekali quei di Shoshi, consapevoli della grandine che stava per capitare loro addosso, spedirono due volte un messo colà per significargli che erano pronti a consegnarsi, pur-